“Avere un cane può avere un effetto cuscinetto nei
confronti degli eventi stressanti della
vita” (Siegel, 1990)
Fin
dall’antichità gli animali erano venerati come esseri dotati di poteri
soprannaturali e divini in grado di curare l'uomo. Oggi questo è reso possibile
nella “Pet therapy”. Tale termine, coniato nel 1953 dallo psichiatra infantile
Boris Levinson, indica una serie complessa di interventi volti a migliorare la
salute psicofisica dell'uomo e basati sull'utilizzo del rapporto uomo-animale.
Ma
perché l’animale fa del bene all’uomo?
Grazie
al contatto con l’animale, nell’uomo si verifica una diminuzione del ritmo cardiaco e di
quello respiratorio, della pressione arteriosa e del tono muscolare, ed una
variazione delle onde elettroencefalografiche. Un altro meccanismo d’azione
che agisce nella pet therapy è quello relativo alla stimolazione psicologica:
relazionarsi con un animale apporta dei miglioramenti nella sfera cognitiva,
nonché la messa in atto di comportamenti prosociali e la creazione di relazioni
interpersonali.
Ma
quali sono gli animali “curatori dell’uomo”?
Nella
pet therapy vengono impiegati animali diversi in base all’esigenza della
persona, poiché ogni animale ha un “potere” diverso.
· Cani. Considerati amici dell’uomo per
definizione, i cani rafforzano
l’autostima, fungono da catalizzatore nelle cure dei disturbi emotivi e
come base affettiva sicura in situazioni di disagio sociale o relazionale. I
cani sono coinvolti in interventi con anziani ospiti di case di riposo,
disabili, persone con sindrome autistica, bambini con difficoltà
comportamentali, singolarmente o in gruppo.
· Gatti. I principali
benefici ottenibili dalla compagnia e dal contatto fisico con un gatto
riguardano la sfera dei disturbi
stress-correlati, disturbi depressivi, sindrome ansiogena e problematiche
comunicativo-relazionali. A differenza del cane, la difficoltà del gatto a
fidarsi ed affidarsi all’essere umano stimola la costanza nei rapporti,
l’autocontrollo, l’impegno prolungato per ottenere risultati tangibili.
· Cavalli. Questi
animali vengono utilizzati soprattutto come aiuto nella cura di disturbi muscolari, neurologici,
post-trauma e nelle disabilità con forte componente fisica, anche se, in
virtù del rapporto instaurabile con il cavallo, si possono prevedere anche
interventi per casi di disagio e disturbi emotivo-relazionali.
· Asini. L’onoterapia
sfrutta alcune caratteristiche proprie dell’asino, quali la piacevolezza al
tatto, la lentezza dei movimenti, che tendono alla ripetizione monotona, per
creare un tipo di relazione rassicurante e progressiva, motivo per cui viene
destinata principalmente a persone con disturbi
psichiatrici o comportamentali e disabili motori.
· Uccelli.
Principalmente pappagallini e canarini, in virtù della potenzialità a stimolare
l’allegria e a migliorare l’umore, vengono impiegati per la riduzione dell’aggressione (ad esempio nelle carceri).
· Delfini. Il delfino
è un mammifero estremamente evoluto, in grado di riconoscere e interpretare il
linguaggio del corpo e soddisfare i bisogni comunicativi anche quando
problematici. Anche per essi la funzione principale è quella di destare gioia
ed allegria, soprattutto per soggetti in età evolutiva, possono essere inseriti
in interventi destinati a persone con disturbi
emotivi e relazionali, a persone con sindrome
autistica, a persone con problemi nella sfera affettiva.
· Pesci e tartarughe.
Impiegati nelle sindromi collegate allo stress, pesci e tartarughe sono
calmanti in grado di ridurre l’ansia
e i sintomi depressivi. In generale il loro accudimento facilita una presa
in carico di responsabilità e riduce il senso di inadeguatezza.
Anche
se la pet therapy ha effetti benefici sulla persona, è bene precisare che si
tratta di una terapia
supportiva e non alternativa, in quanto va integrata a quelle
tradizionalmente usate.
Dott.ssa Federica Ceccomancini