giovedì 26 febbraio 2015





"Non si può fuggire dai propri problemi così come non ci si può allontanare dalla propria ombra. Scappare non funziona mai, bisogna avvicinarsi".
                                          Marcia Grad Power


La paura di essere valutati


Per alcune persone essere valutati in diverse situazioni sociali, come ad esempio parlare in pubblico, chiedere un appuntamento o sostenere un esame, equivale al sentirsi sottoposto ad una dolorosa verifica. La situazione valutativa pone il soggetto su posizioni difensive ed egli teme che gli altri possano verificare se nasconde i suoi difetti, la sua inettitudine e ignoranza. Poiché vede gli altri come valutatori delle sue debolezze, crede che essi coglieranno ogni suo passo falso e lo disprezzeranno per questo.
Un individuo può provare "ansia da valutazione" in diverse situazioni:
  • situazioni sociali come iniziare mantenere una relazione con una persona oppure partecipare a una riunione tra più persone (per esempio una festa)
  • situazioni scolastiche o professionali dove la prestazione è valutata da un'insegnante o da un datore di lavoro
fattori che possono aggravare o mitigare le paure durante queste situazioni implicano la questione della valutazione della vulnerabilità e includono diversi aspetti:
  • lo status dell'individuo e del valutatore nell'area del potere e della desiderabilità sociale
  • le capacità individuali nel presentare una "facciata" attraente o efficace
  • La fiducia nelle proprie abilità
  • La valutazione del grado di minaccia, della gravità del danno potenziale e la probabilità che questo avvenga
  • Le difese automatiche come l'inibizione verbale, il blocco della memoria, la repressione della spontaneità, che possono indebolire la prestazione
  • L'anticipazione della punizione da parte del valutatore per il mancato rispetto delle regole o per la prestazione sotto gli standard.

FIDUCIA IN SÉ
Saper affrontare adeguatamente le situazioni di confronto sociale comporta un certo grado di fiducia nelle proprie capacità. Questa fiducia è in relazione alla percezione della grandezza delle proprie aspettative, delle difficoltà e della punizione temuta per una prestazione inadeguata.
In alcuni casi la fiducia in sé può venire minacciata e indebolita:
- quando l'individuo si percepisce in una posizione "inferiore" e quindi si sente meno sicuro di riuscire a rispondere positivamente alle richieste del valutatore
- quando teme una drastica "punizione" per la prestazione inadeguata (perdita del lavoro, sospensione dalla scuola, termine di una relazione)
La valutazione negativa da parte di un'altra persona rappresenta la paura centrale nelle cosiddette ansie sociali. Accade quindi che nell'incontro con un'altra persona o gruppo di persone il soggetto crede di essere scrutato, esaminato e giudicato. Sotto osservazione si trovano la sua prestazione, la fluidità del suo linguaggio, la fiducia in se stesso. Se riceve risposte positive, le interpreta come segno di aver fatto una buona impressione e si sente meno vulnerabile e più sicuro di sé. 
Le risposte fisiologiche dell’individuo socialmente ansioso si manifestano in sintomi simpatici (rapida pulsazione cardiaca, sudorazione) e parasimpatici (debolezza, calo della pressione sanguigna). Questi evocano la paura che egli non sarà all'altezza della situazione temuta. Le principali manifestazioni di questi sintomi possono essere:
  • Arrossire
  • Sentirsi deboli
  • Avvertire tremore e tensione muscolare
  • Palpitazioni
  • Bocca e gola secca
  • Sensazione di abbassamento dello stomaco
  • Difficoltà respiratoria
Le situazioni più temute che provocano i sintomi sopra descritti sono quelle in cui l’individuo incontra persone autorevoli. Il soggetto infatti è preoccupato delle situazioni interpersonali e al centro di questa sua preoccupazione pone l'essere esaminato dalle altre persone. Alcuni esempi sono i seguenti:
  • essere presentato a qualcuno
  • parlare in pubblico
  • scrivere di fronte ad altri
  • essere osservato mentre fa qualcosa
  • usare il telefono
  • ricevere ospiti
  • essere presi in giro
  • mangiare a casa di conoscenti
  • mangiare a casa con la famiglia

LE REAZIONI DIFENSIVE
La paura di essere valutati pone la persona in uno stato di ansia che a sua volta si manifesta con diversi tipi di inibizione, come l'interferenza con la fluidità verbale, col pensiero, con la memoria a breve e lungo termine. Queste risposte paradossali rappresentano una minaccia in quanto, piuttosto che predisporre l'individuo ad una prestazione più efficace, ostacolano di fatto la sua prestazione. Accade quindi che viene mobilitato un sistema difensivo primitivo non appena l'individuo entra nella situazione sociale temuta. Questo sistema, che può essere paragonato al "congelamento" e all'immobilità, prepara l'individuo a fronteggiare un assalto fisico, ma non lo prepara a una prestazione efficace e matura. Inoltre questo modello di risposta innato e primitivo è designato a produrre immobilità e mutismo. Così, paradossalmente, la difesa contro una sfida ad alzare la voce e partecipare attivamente ad una particolare situazione innesca proprio l'opposto delle richieste.
Lo psicologo Keith A. Nichols (1974) ha individuato diverse caratteristiche dell’ansia che deriva dalla paura di essere valutati:
1.  La percezione della disapprovazione e della critica da parte degli altri
2.  L’aspettativa di essere disapprovato dagli altri
3.  Una forte tendenza a percepire e a rispondere alla critica degli altri anche quando questa non sussiste
4.  La sensazione di minor competenza ed efficacia, bassa autostima
5.  L’avere un'idea rigida del comportamento sociale appropriato, non essere capace di variare il comportamento per fronteggiare le difficoltà
6.  L’accresciuta consapevolezza e paura di essere valutati e giudicati dagli altri
7.  La sensazione di essere osservato
8.  Il riconoscimento della paura nelle situazioni in cui una ritirata improvvisa potrebbe essere inaspettata e potrebbe attirare l'attenzione degli altri
9.  La sensazione di essere intrappolato in tali situazioni
10.              L’interpretazione esagerata del feedback sensoriale relativa a tensione e imbarazzo
11.              La scoperta di sensazioni corporee in situazioni sociali
12.              La paura di essere visto come colui che perde il controllo
13.              L’esperienza di un progressivo aumento del disagio
14.              L’imprevedibilità della risposta d'ansia

Il denominatore comune di queste caratteristiche è la vulnerabilità del soggetto. Prima ancora che l’evento temuto possa realizzarsi egli viene assorbito da paure premonitrici che lo conducono all'irrigidimento e all'inibizione. Questa inibizione interferisce con l’espressione spontanea di sé. Così accade che, all'inizio di un incontro con la situazione temuta, la sua mente diviene vuota, egli balbetta e non riesce a concentrarsi su ciò che dice o scrive. Inoltre sottovaluta le sue capacità di fronteggiare la situazione.
Le tecniche maggiormente utilizzate per affrontare la paura di essere valutato e quindi anche l’ansia sociale che ne deriva, sono le tecniche Cognitivo-Comportamentali che si basano su strategie inserite in un approccio terapeutico fondato su alcuni principi guida. Questo tipo di trattamento viene ritenuto maggiormente efficace per la cura del disturbo e si basa su una terapia cognitiva breve e limitata nel tempo che si sviluppa grazie ad un buon rapporto terapeutico e ad uno sforzo collaborativo tra il terapeuta ed il paziente.



Come migliorare il nostro modo di comunicare


Ognuno di noi ha un suo personale modo di comunicare, che può rivelarsi più o meno efficace, più o meno promotore di benessere per noi e per le persone con cui interagiamo.
Quante volte ci siamo sentiti dire "non è possibile parlare con te!", "non mi ascolti!"; quante volte conversazioni intraprese con uno spirito amichevole e di collaborazione sono sfociate poi in liti furibonde? Se ciò ci è accaduto in maniera occasionale, probabilmente è dipeso dal particolare argomento della conversazione, da fraintendimenti momentanei, o perché no, dalla particolare reazione della persona che ci siamo troviamo di fronte. Ma se ciò ci capita spesso, se le conversazioni apparente più innocue tendono a trasformarsi in un match e lasciano dietro di loro una scia di rabbia e di rancore, allora è il caso di interrogarci sul nostro modo di comunicare e su quanto possiamo fare per modificarlo.
I nostri modi di comunicare non sono innati, ma sono stati appresi. Quindi se interferiscono negativamente sulla nostra vita di relazione, possono essere disimparati per acquisirne altri che si rivelino più efficaci.
Per imparare a comunicare in maniera più soddisfacente è necessario tenere a mente poche regole:
1. La comunicazione chiara e precisa aiuta a decidere mentre l'ambiguità crea confusione. Ci può capitare di essere talmente impacciati quando dobbiamo comunicare i nostri pensieri, desideri o sentimenti da manifestarli in una forma che li rende assolutamente incomprensibili. In questo caso le domande da porci sono: Esprimiamo le nostre opinioni in modo vago? Giriamo intorno al punto essenziale? Ci perdiamo nei particolari insignificanti? Lasciamo che sia l'altro ad intuire i nostri desideri, basandosi sugli scarsissimi elementi che gli forniamo? Se la risposta a queste domande è positiva, stiamo spianando la strada ai malintesi. Sforziamoci quindi di essere il più diretti e chiari possibile. Questo non significa che dobbiamo essere sempre totalmente sinceri. Sono poche, e preziose, le occasioni in cui un disvelamento totale può portare benessere a noi e a chi ci ascolta. Spesso, invece, la sincerità assoluta può ferire l'altro, in maniera anche irreparabile. Essere diretti significa impegnarsi consapevolmente affinché all'altro sia chiaro ciò che desideriamo comunicare, senza per forza rivelare i nostri sentimenti e i nostri pensieri più riposti sull'argomento.
2. La probabilità di creare malintesi diventa maggiore quando permettiamo che i nostri progetti personali (come la dimostrazione di qualche capacità o il desiderio di sottrarsi alla ripulsa o al ridicolo ) intorbidino ciò che stiamo cercando di comunicare. Spesso siamo imprecisi per proteggerci: temiamo di essere sopraffatti o rifiutati se esprimiamo in maniera chiara un'opinione o avanziamo una richiesta diretta. Questi atteggiamenti difensivi rendono oscuro il nostro messaggio, che è destinato con molta probabilità ad essere frainteso. Procediamo allora per piccoli tentativi: sforziamoci di esprimere un'opinione o di avanzare una richiesta partendo da argomenti che ci stanno meno a cuore, rispetto a cui un rifiuto o una critica costituirebbero una minaccia davvero minima per noi. Potremmo sperimentare che il rifiuto temuto non arriva, o che se anche arrivi possiamo superarlo senza riportarne grossi danni. Così, un po' alla volta, osiamo sempre un po' di più, acquisendo giorno dopo giorno la capacità esprimerci in maniera chiara ed efficace.
3. Per avere una buona comunicazione non basta rendere comprensibili le proprie idee, ma occorre anche capire ciò che sta dicendo l'interlocutore. Se il nostro partner parla in maniera vaga o indiretta possiamo essere indotti a giungere subito a conclusioni sbagliate o ad ignorare quanto ci viene detto. Se ci rendiamo conto di avere difficoltà a comprendere davvero quanto l'altro ci sta dicendo cerchiamo, con il dovuto tatto, di saperne di più. Cerchiamo di sintonizzarci sul canale dell'altro. Può capitarci ad es. di dispensare consigli pratici quando l'altra persona magari vuole solo ascolto e sostegno emotivo.
4. Certi problemi di comunicazione nascono dalle differenze dei modi di parlare, come la scelta del momento, le pause, il ritmo del discorso, e così via. Cerchiamo di notare ed ' esplicitare' queste differenze. In questo caso potrebbe essere utile l'utilizzo di una videocamera, o almeno di registratore vocale. Registrando più episodi di conversazione (a volte ne basta anche uno solo) e rivedendo o riascoltando insieme quanto è accaduto, ai due partner possono risultare immediatamente chiare le loro differenze nel modi di parlare. Dopodiché possono decidere di creare insieme una sorta di ' regole di etichetta della conversazione'. Ad es. chi fa lunghe pause può imparare a non offendersi quando viene interrotto e chi tende ad interrompere può imparare ad aspettare; chi tende ad alzare la voce può imparare a controllarsi e il partner che ne è intimidito può imparare a "desensibilizzarsi", e così via.
5. Può accadere che non si registri mentalmente ciò che l'altro sta effettivamente comunicando. Ciò può verificarsi per insensibilità nei confronti di determinati argomenti ma spesso anche per ipersensibilità e difesa. Alcune discussioni apparentemente benevole possono rappresentare una minaccia all'autostima dell'altro, il quale per proteggersi da un danno al suo orgoglio o da un rifiuto erige delle difese che bloccano la sua visione del problema concreto. E' importante notare questi punti 'ciechi' e 'sordi' in noi o nell'altra persona e affrontare in maniera serena questo problema. Aiutiamo o lasciamoci aiutare a 'vedere' o ' sentire' quanto prima non veniva percepito.
6. Le domande possono essere cause di malintesi e sofferenze. L'utilità delle domande è indubbia. Si fanno per ricevere informazioni e appoggio, per capire cosa vuol dire l'interlocutore, negoziare, prendere decisioni. Una domanda ben posta, può indurre, come per magia, il partner a parlare; al contrario, una domanda intempestiva, inquisitoria o fuori luogo lo può bloccare. Può accadere che la persona a cui sono rivolte le domande possa vedervi quasi una provocazione diretta a saggiare le sua capacità, le sue conoscenze o la sua sincerità. Alcuni possono vedere le domande come una minaccia, percepirvi quasi un'investigazione, una breccia nelle loro difese per la scoperta dei punti deboli. Ciò accade soprattutto con le domande che iniziano con perché; queste, anche se usate nella maniera più innocente, possono richiamare alla mente dell'interlocutore gli interrogatori di riprovazione di un genitore. Quindi, interroghiamo con accortezza, usiamo la nostra ingegnosità. Potremmo fare un'osservazione di carattere generale, seguita da una domanda; oppure possiamo cominciare con il chiedere all'altra persona la sua opinione su un determinato argomento.
Anche lievi difficoltà di comunicazione possono portare a grossi malintesi, questi portano spesso alla frustrazione e all'ostilità e all'ulteriore deterioramento della comunicazione stessa, in una sorta di circolo vizioso. La consapevolezza del nostro contributo alla creazione di tali difficoltà e la volontà di migliorare le nostre capacità comunicative costituiscono degli ingredienti essenziali per arrivare ad avere delle relazioni interpersonali ' armoniose', e per farci riscoprire il piacere e il benessere derivanti dalla conversazione.


mercoledì 25 febbraio 2015

La regola fondamentale della vita




Tutti i problemi psicologici hanno la loro radice nell'inibizione. In che cosa si distingue una persona normale da una persona sana? La persona normale vive per le norme. La persona sana è come un barbaro: se è felice, lo dimostra in  modo tale  che chiunque lo vede e lo sente. È sana ma non si adegua alla società.
Come preservare la propria salute emotiva di base e adeguarsi alla società?
Il fondamento della vita è l’emozione. Nella foresta sopravvivono quegli animali e quelle forme di vita che sanno muoversi e uccidere. La persona cortese ed inibita si nasconde dietro un albero e aspetta la morte. Interiorizza le proprie paure. La specie umana non sarebbe mai sopravvissuta se fosse stata inibita.
Una forte personalità non si struttura secondo i parametri della logica e del conformismo. Sa esprimere e comunicare i propri sentimenti. Molte persone brillanti sono opache come acqua sporca. La capacità di esprimere le vostre emozioni determina se siete tipi sani o inibiti. I bambini sono autentici perché lasciano libero corso ai propri sentimenti. Un’infanzia ingenua è un’infanzia felice. Se un bambino o un adolescente non può comportarsi come tale, spesso accade che si ritrova a comportarsi da bambino quando sarà adulto.
L’emozione è la regola fondamentale della vita. Quando gli stimoli emotivi e sensitivi dentro di noi sono bloccati,allora ci deprimiamo. Esprimete i vostri sentimenti. Guardate con quale facilità lo fanno i bambini, perché non hanno preoccupazioni, né paure né inibizioni. Resterete al centro della scena, non vi nasconderete dietro un albero. Esprimete i vostri sentimenti, senza conferire un’importanza esagerata al fatto che trovino accoglienza positiva da parte degli  altri oppure no. Nella misura in cui le emozioni sgorgheranno, non avete bisogno degli altri, né temerete le loro opinioni espresse o tacite. Quando il vostro timore nei confronti di una determinata persona cesserà , sarete liberi.
Rammentate i vostri momenti più felici: cosa avete fatto? Vi ricorderete di aver aperto bocca senza preoccuparvi di ciò che gli altri avrebbero potuto pensare; di aver agito con senso di libertà e di fiducia.
Siamo stati educati per essere infelici. Siamo divenuti specialisti nello strappare approvazione, siamo stati abituati a censurare tutto: <<Pensa due volte prima di parlare>>, <<Pensa a ciò che gli altri stanno pensando>>. Ne consegue che più nessuno riesce a esprimere se stesso e la propria vita.
La persona inibita è egoista, costantemente preoccupata di sé. Non si piace, si ritiene poco attraente,dal momento che non rivela i propri sentimenti e nasconde le proprie capacità; non accetta la sua particella di rischio nell'entrare in relazione con gli altri; pensa poco al prossimo; non è capace di vedere oltre il proprio naso, di vedere chi ha intorno. Ha imparato a vivere per ottenere approvazione che però non risulta mai sufficiente. La persona inibita non ama pur volendo essere amata. Non esiste amore senza coinvolgimento rimane chiusa nella propria conchiglia.
Tutti i problemi psicologici nascono perché non diamo voce ai nostri sentimenti. Siamo terrorizzati. Abbiamo paura. Cosa succederebbe se le persone sapessero non ciò che ho fatto, ma chi sono e cosa sento?

Problemi come la dipendenza dalla droga o dal sesso, un’impellente necessità di approvazione o difficoltà come balbuzie o la timidezza, affondano le loro radici nel periodo dell’infanzia e sono connesse con l’inibizione. La disinibizione è possibile. Le persone possono essere guarite. Basta parlare, parlare sempre con sentimento. Ecco ciò che i bambini fanno tutto il giorno, manifestano i propri sentimenti agli altri, con alcuni in modo particolare:bambole, orsetti, amici. Questa è l’intimità. Questo è l’amore. Di questo il mondo ha veramente bisogno.          
                                                        -Anthony De Mello-

Cogliere ogni attimo che viviamo




Di una cosa c’è bisogno per essere vivi: essere ora .Cosa significa? Anzitutto significa capire qualcosa che pochissime persone capiscono, ovvero che tanto il passato quanto il futuro sono irreali e che vivere nel passato o nel futuro equivale a essere morti.

So bene che il passato ha cose meravigliose; che dal passato possiamo imparare molto; che il passato ci ha plasmato e influenzato. Perfetto! Ma esso non è reale! Noi dobbiamo progettare il futuro. Infatti, se non aveste progettato il futuro, con ogni probabilità ora non mi stareste ascoltando. Il futuro però non è reale, è una nozione nella nostra testa. E nella misura in cui vivrete nel futuro o nel passato, non sarete ora, non sarete qui. Viviamo nella cultura del futuro. La cultura del domani. Domani sarò felice; domani vivrò. Quando sarò alle superiori, vivrò; quando sarò all'università, vivrò. E quando si arriva all'università si dice: << Quando mi sposerò vivrò>>. E una volta sposati :<< Quando i figli saranno cresciuti, vivrò>>. Quando i figli saranno grandi, non saprete più cosa significa vivere! Con ogni probabilità morirete senza aver vissuto.
                                                                   -Anthony De Mello-

martedì 24 febbraio 2015

8 semplici azioni corporee che influenzano le prestazioni mentali



Solitamente tendiamo a pensare che il linguaggio del corpo esprima come ci sentiamo dentro. Ciò che spesso non sappiamo è che questo meccanismo funziona anche nell'altro senso: la postura corporea che adottiamo influisce in modo molto affascinante su come pensiamo e ci sentiamo.
Uno dei primi studi sull'argomento ha mostrato come il gesto di mettere la penna in bocca va ad attivare i muscoli implicati nell'atto di sorridere e ha come conseguenza un aumento della sensazione di gioia e piacere.
(…) Ecco qui gli 8 studi psicologici più recenti che vanno ad indagare come il corpo, le sue posture e i suoi movimenti influenzino la mente: quello che gli psicologi definiscono “cognizione corporea”.

1. RILASSARSI PER PRENDERE DECISIONI MIGLIORI
Sentirsi potente può essere utile, ma troppo potere può avere un effetto strano sul processo decisionale. Tipicamente quello che succede è che più le persone hanno potere, meno facilmente mettono in discussione le loro decisioni. Se desiderate che le vostre decisioni vengano confermate, assumete una postura di potere (braccia completamente aperte, in una posa decisamente espansiva) o di chiusura (braccia conserte). Tali posture portano le persone a notare solo le informazioni provenienti dall'ambiente che sono coerenti con le decisioni che già intendevano prendere. Al contrario, adottare pose più neutre, come tenere le braccia rilassate, rende le persone più propense a prendere in considerazione nuove informazioni nel loro processo decisionale (Fischer et al., 2011) e, in ultima analisi, a fare scelte migliori.

2. UNA VOCE PROFONDA PER FAVORIRE IL PENSIERO ASTRATTO
Ormai non ci sono più dubbi: le persone tendono ad associare le voci gravi a maggiore potenza. Non è un caso che nella realizzazione dei trailer dei film d’azione vengano utilizzate voci fuori campo roche e profonde. Allo stesso modo, quando le persone abbassano il tono della loro voce, si sentono più potenti. Ma la voce grave ha anche un altro effetto: aiuta il pensiero astratto (Stel et al, 2011). E il pensiero astratto può essere importante in diversi modi: può stimolare la creatività, l’autocontrollo e aumentare l’introspezione.

3. MENTE E CORPO IN CONTRASTO PER CREARE
Per incrementare la creatività, molto spesso mente e corpo non devono essere in sintonia (Huang & Galinsky, 2011). In una ricerca, gli sperimentatori hanno chiesto ad alcuni partecipanti di ripensare ad un momento felice della loro vita, mentre mimavano una faccia rabbuiata. L’altro gruppo, invece, doveva ricordare un episodio triste e intanto sorridere. L’idea dell’esperimento era proprio quella di far sì che la mente andasse in una direzione e il corpo nel verso opposto. I soggetti che hanno fatto questo esercizio hanno mostrato un pensiero più elastico, aperto e flessibile rispetto al gruppo di controllo che produceva pensieri ed espressioni facciali congruenti. Questa tipologia di pensiero è molto utile nelle prime fasi del processo creativo, in quanto permette di collegare idee molto diverse tra loro in una modalità totalmente nuova e originale.

4. UNA POSTURA DI POTERE PER INCREMENTARE LA TOLLERANZA AL DOLORE
Il dolore è un’esperienza fortemente soggettiva e aperta alle influenze psicologiche. Bohns & Wiltermuth (2012), perciò, si sono chiesti se la tolleranza al dolore potesse essere aumentata cambiando la postura corporea che di conseguenza modifica l’assetto mentale. Ad alcuni partecipanti dello studio veniva chiesto di tenere le braccia conserte e le gambe divaricate (postura di potere), ad altri di sedersi in posizione sottomessa. I due gruppi sono risultati differire nella tolleranza al dolore: quelli che adottavano una postura di potere riuscivano a sopportare meglio il dolore. Questo perché assumendo quella posizione si ritiene di avere un maggior controllo, anche sul dolore fisico.

5. STARE DRITTI PER OTTENERE UN LAVORO
Consiglio: quando avete un colloquio lavorativo, ricordatevi di stare “belli diritti”. In uno studio condotto da Cuddy e collaboratori (2012), i partecipanti che assumevano posture espansive verso l’alto e che mantenevano schiena e spalle dritte facevano una migliore impressione sugli esaminatori e avevano più probabilità di essere scelti per il lavoro. La cosa particolare da tenere a mente è che tale postura doveva essere utilizzata PRIMA del colloquio, non durante. L’adozione della postura durante il colloquio non aveva effetti sulla possibilità di ottenere l’impiego, mentre assumerla per qualche minuto prima del colloquio permetteva di creare il corretto assetto mentale.

6. AVVICINARSI ALL'ALTRO PER SENTIRSI PIÙ  POTENTI
Le persone che si reputano importanti tendono ad approcciarsi all'altro, piuttosto che aspettare di essere approcciate. Inoltre stanno molto vicine alle altre persone quando parlano, invadendo spesso il loro spazio personale. Tuttavia, secondo lo studio condotto da Smith e collaboratori (2013) è anche vero il contrario: forzarsi di approcciarsi all'altro fa sentire la persona molto più potente. Lo studio ha anche osservato come sia sufficiente immaginare di avvicinarsi all'altro per ottenere lo stesso effetto. Dunque, semplicemente pensare di avvicinarsi alle persone è sufficiente per aumentare percezione di potere e autostima.

7. SEDERSI OCCUPANDO POCO SPAZIO PER MANGIARE MENO
Allen e collaboratori (2013) hanno osservato come si siedono a tavola le donne a dieta. (…) Hanno trovato che le donne preoccupate per la loro forma corporea riducono lo spazio di seduta, sono più scomode e mangiano meno. L’esatto contrario accade alle donne non preoccupate per la loro linea, che mangiano meno quando si siedono in maniera comoda e occupando più spazio. Quindi: la quantità di cibo per una donna dipende dall'interazione tra quanto si sente grassa e come si siede.

8. SALTARE PER ESSERE FELICI
Solitamente si crede che si salta perché si è felici. Nello studio condotto da Shafir e collaboratori (2013), i ricercatori hanno dimostrato che è vero anche l’opposto: le persone che saltano si sentono più felici rispetto a quelle che compiono altri movimenti. In altre parole: non tutti i movimenti danno gioia, è proprio il saltare che rende felici. Ogni movimento che facciamo con il corpo da un feedback alle nostre emozioni. Un altro esempio? Ballare induce la sensazione di divertimento.


venerdì 20 febbraio 2015

Ecco le maschere che indossiamo come meccanismo di difesa



La maschera in psicologia rappresenta un meccanismo di difesa, un imprinting che si innesca in seguito ad una situazione di forte dolore, che crea un vissuto di ferita emotiva profonda, avvenuto in tenera età.
In sintesi la maschera è la parte strutturante della personalità, la parte più esterna e come tale, è costituita da modi di pensare, di agire, di sentire, di vedere le cose, ecc.
Secondo la psicoanalisi si possono distinguere cinque ferite con le rispettive maschere:
1.  la ferita del rifiuto e la corrispettiva maschera da fuggitivo
2.  la ferita d’abbandono e la maschera da dipendente
3.  la ferita dell’umiliazione con la corrispondente maschera da masochista
4.  la ferita del tradimento e la maschera del controllo
5.  la ferita dell’ingiustizia e la maschera del rigido.
Queste ferite sono procurate dalle persone più vicine, di solito i genitori, in modo inconsapevole, molto spesso loro stessi sono stati oggetto di questa dinamica a loro tempo nell'infanzia, ma non avendola vista e modificata, la ripropongono automaticamente senza saperlo.
La maschera propone un personaggio, con modi di pensare, di parlare, di proporre il corpo, di camminare, di respirare, ecc. Infatti, la diagnosi viene fatta proprio dall’osservazione di tutte queste variabili: corpo, linguaggio, pensiero, affettività.
La maschera è la risposta che il bambino ha trovato a suo tempo, per sopravvivere nel modo migliore alla ferita, è un meccanismo di difesa, un modo per ritrovare un ruolo attivo e di controllo su una situazione subita, eccessivamente dolorosa.
Ad esempio chi subisce l’abbandono (di solito dal genitore dell’altro sesso), indosserà la maschera del fuggitivo, come tentativo di ripristinare il proprio potere e volere. Avrà un corpo sottile e lungo, con poco peso e spessore, parlerà in modo non incisivo per rimarcare la non presenza, non prenderà l’iniziativa, userà termini e modi che lasciano intravedere che non garantisce la sua presenza, ecc.
Ciascuno di noi può avere più maschere, anche se generalmente ce n’è una, che risulta maggiormente predominante e strutturante rispetto alle altre. Talvolta la ferita principale, quella più profonda, è quella meno visibile, si nasconde sotto altre più evidenti ed superficiali. Di seguito riporto nel dettaglio le 5 ferite con le rispettive maschere
Caratteristiche della ferita da rifiuto
RISVEGLIO DELLA FERITA: dal concepimento fino all’anno di età. Non sentirsi in diritto di esistere con il genitore dello stesso sesso.
MASCHERA: fuggitivo. CORPO:contratto, striminzito, smilzo o frammentato.
Occhi: piccoli,con un’espressione di paura, o con l’impressione che ci sia una maschera intorno agli occhi.
VOCABOLARIO: “una nullità, niente, inesistente, scomparire”
CARATTERE: distaccato dalle cose materiali, perfezionista, intellettuale, passa attraverso fasi di grande amore alternate a odio profondo. Non crede di aver il diritto di esistere; difficoltà sessuali. Si crede uno assoluto, senza valore. Cerca la solitudine; evanescente, ha la capacità di rendersi invisibile. Trova vari modi per fuggire; facilmente si esilia sul piano astrale. Si crede incompreso; difficoltà nel lasciar vivere il proprio bambino interiore.
MASSIMA PAURA: il panico.
ALIMENTAZIONE: emozioni o paura gli tolgono l’appetito. Porzioni piccole. Per fuggire: zucchero, alcol o droga. Predisposto all’anoressia.
POSSIBILE MALATTIE: pelle, diarrea, aritmia, cancro, problemi respiratori, allergie, vomito, svenimento, coma, ipoglicemia, diabete, depressione con intenti suicidi, psicosi.
Osservazioni che servono a mettere in evidenza le differenze comportamentali legate alla maschera.
Il fuggitivo ha una voce spenta,debole;
Il fuggitivo non ama particolarmente la danza. Quando balla,si muove poco,in modo evanescente,per non farsi notare. Ciò che ne emana,è un “non guardatemi troppo”;
Il fuggitivo preferisce una macchina con i coloro scuri,che passa inosservata. Puoi applicare questa caratteristica ad altre categorie di acquisti, oltre che al tuo modo di vestirti;
Il fuggitivo si fa piccolo piccolo sulla sedia,e gli piace molto nascondere i piedi sotto le cosce. Dal momento che non è radicato in terra,può allora più facilmente fuggire;
Quando si attiva la ferita da RIFIUTO, indossi la maschera del fuggitivo. Questo fa sì che tu voglia fuggire dalla situazione o dalla persona che credi responsabile del rifiuto,per paura di essere colto dal panico e sentirti impotente. Tale maschera può anche convincerti a diventare il più possibile invisibile,ritirandoti in te stesso,non dicendo o non facendo nulla che possa far sì che tu sia maggiormente respinto dall’altro. Questa maschera ti fa credere di non essere abbastanza importante per prendere il tuo posto,di non avere diritto ad esistere come tutti gli altri.
Il fuggitivo si dà ad intendere che si occupa di sé e degli altri,per non sentire i vari rifiuti vissuti. La persona che soffre per il rifiuto alimenta la propria ferita ogni volta che si dà dell’ incompetente, del buono e nulla,che pensa di essere del tutto inutile nella vita altrui,ed ogni volta che fugge via da una situazione.
La ferita da RIFIUTO è in via di guarigione quando prendi sempre di più il posto che ti compete, quando osi affermare te stesso. Inoltre, se qualcuno pare dimenticare che esisti, riesci ad essere comunque a tuo agio. Ti accadono molto meno situazioni in cui temi di essere colto dal panico.
Caratteristiche della ferita da abbandono
RISVEGLIO DELLA FERITA: tra il primo e il terzo anno di età con il genitore di sesso opposto. Mancanza di nutrimento affettivo o del genere di nutrimento desiderato.
MASCHERA:dipendente.
CORPO: allungato, sottile, ipotonico, floscio, gambe deboli, schiena curva, braccia che sembrano troppo lunghe e pendono lungo il corpo, parti del corpo cadenti o flaccide.
Occhi: grandi, tristi.
SGUARDO: magnetico.
VOCABOLARIO: “assente”, “solo”, “non reggo”, “mi mangiano”, “mi stanno col fiato sul collo”.
CARATTERE: vittima. Empatico. Bisogno di presenza, di attenzione soprattutto di sostegno. Difficoltà nel fare o nel decidere qualcosa da solo. Chiede consigli che poi non necessariamente segue. Voce infantile. Difficoltà a sentirsi dire di no (ad accettare un rifiuto). Tristezza. Piange facilmente. Attira la pietà. Un giorno è allegro, un giorno è triste. Si aggrappa fisicamente agli altri. Sensitivo. Protagonista. Vuole l’indipendenza. Gli piace il sesso.
MASSIMA PAURA: la solitudine.
ALIMENTAZIONE: una buona forchetta. Bulimico, gli piacciono gli alimenti morbidi. Mangia lentamente.
POSSIBILI MALATTIE: problemi alla schiena, asma, bronchite, emicrania, ipoglicemia, agorafobia, diabete, ghiandole surrenali, miopia, isteria, depressione, malattie rare che attirano maggiormente attenzione , malattie incurabili.
Osservazioni che servono a mettere in evidenza le differenze comportamentali legate alla maschera.
Il dipendente usa voce infantile e un tono lamentoso;
Il dipendente preferisce i balli che prevedono il contatto fisico, in modo da potersi incollare al partner. A volte gli sembra di restare appeso all’altro; ciò che emana da lui è un “guardate come il mio partner mi ama“;
Il dipendente preferisce una vettura confortevole, diversa dalla norma. Puoi applicare questa caratteristica ad altre categorie di acquisti, oltre che al tuo modo di vestirti;
Il dipendente sprofonda nella poltrona o nella sedia, oppure si appoggia a qualcosa,per esempio al bracciolo della sedia vicina, o alla spalliera della sua. La parte alta della schiena è inclinata in avanti;
Quando si attiva la ferita da ABBANDONO, indossi la maschera del dipendente. Essa ti fa diventare come un bambino piccolo che ha bisogno di attenzione, che la cerca piangendo, lamentandosi, o sottomettendosi a ciò che accade, in quanto credi di non potercela fare da solo. Tale maschera ti fa fare l’impossibile per evitare di essere lasciato, o per ottenere maggiore attenzione. Può addirittura convincerti ad ammalarti, o a diventare vittima di vari problemi, pur di ottenere il supporto o il sostegno che cerchi.
Il dipendente ama fare l’indipendente e dire, a chi gli presta ascolto, quanto sta bene da solo, e che non ha bisogno di nessuno. La persona che soffre di abbandono alimenta la sua ferita ogni volta che si abbandona un progetto che le stava a cuore,odni volta che si lascia andare, che non si occupa abbastanza di sé, che non si concede l’attenzione di cui ha bisogno. Fa paura agli altri aggrappandosi troppo a loro, e cosi facendo fa del suo meglio per perderli, trovandosi nuovamente sola. Fa soffrire molto il suo corpo, creandosi delle malattie allo scopo di attirare l’attenzione.
La ferita da ABBANDONO è in via di guarigione quando ti senti bene anche da solo, e cerchi meno l’attenzione altrui. La vita è meno drammatica. Hai sempre più voglia di cominciare progetti nuovi’ e puoi continuare anche se altri non ti appoggiano.
Caratteristiche della ferita da umiliazione
RISVEGLIO DELLA FERITA: tra il primo e il terzo anno, con il genitore che si è occupato dello sviluppo fisico. Di solito è la madre. Mancanza di libertà. Sentirsi umiliato dal controllo di questo genitore.
MASCHERA: masochista.
CORPO: grasso, tondo, non tanto alto, collo grosso e rigonfio,tensioni al collo, alla gola, alle mascelle e alla pelvi. Viso rotondo, aperto.
Occhi: grandi, rotondi, spalancati e innocenti, come quelli di un bambino.
VOCABOLARIO: “essere degno, indegno, -ino, -one”.
CARATTERE: spesso si vergogna di sé e degli altri o ha paura che gli altri si vergognino di lui. Non gli piace andare in fretta. Conosce le proprie necessità ma non le ascolta. Si fa carico di troppe cose. Mantiene il controllo su tutto per evitare la vergogna. Si crede un sudicione,senza cuore,un porcello o comunque infimo rispetto agli altri. Empatico, fa del suo meglio per non essere libero,in quanto “essere libero” significa “illimitato”.Se è senza limiti,ha paura di straripare. Gioca a fare la mamma. Ipersensibile. Punisce se stesso,credendo di punire l’altro. Vuol essere degno. Prova un senso di disgusto. Prova vergogna sul piano sessuale,ma è sensuale,e non ascolta i propri bisogni sessuali. Compensa e si gratifica con il cibo.
MASSIMA PAURA: la libertà
ALIMENTAZIONE: gli piacciono gli alimenti grassi,il cioccolato. E’ bulimico,oppure mangia tante piccole porzioni. Prova vergogna nel comparsi o nel mangiare dolciumi.
POSSIBILI MALATTIE: disturbi alla schiena, alle spalle, alla gola,angina,laringite,problemi respiratori,problemi alle gambe,ai piedi,varici,storte,fratture,disturbi al fegato,alla tiroide,pruriti cutanei,ipoglicemia,diabete,disturbi cardiaci.
Osservazioni che servono a mettere in evidenza le differenze comportamentali legate alla maschera.
Il masochista finge spesso con la voce di provare dei sentimenti,per dimostrare interesse quando non lo prova;
Il masochista ama molto ballare, e ne approfitta per esprimere la propria sensualità. Balla per il piacere di ballare; ciò che ne emana è un “guardate come posso essere sensuale”;
Il masochista sceglie una macchina piccola, dove si sente allo stretto. Puoi applicare questa caratteristica ad altre categorie di acquisti, oltre che al tuo modo di vestirti;
Il masochista si siede a lambe larghe. Dal momento che perlopiù sceglie una sedia o una poltrona non adatta a lui, sembra sia scomodo;
Quando si riattiva la ferita da UMILIAZIONE , indossi la maschera del masochista. Questa ti fa dimenticare i tuoi bisogni così da pensare soltanto a quelli altrui e diventare una brava persona, generosa, sempre pronta a rendersi utile, anche al di là dei tuoi stessi limiti. Fai in modo di caricarti sulle spalle responsabilità e impegni di gente che pare avere difficoltà nel rispettare ciò che deve fare, e questo ancor prima che te lo chiedano. Fai del tuo meglio per renderti utile, sempre per non sentirti umiliato,sminuito. Così facendo fai in modo di non essere libero, cosa che sarebbe così importante per te. Ogni volta che il tuo agire à motivato dalla paura di provare vergogna di te stesso o dalla paura di sentirti umiliato,è segno che indossi la maschera del masochista.
Il masochista si convince che tutto ciò che fa per gli altri gli fa enormemente piacere e che, facendolo, ascolta veramente i propri bisogni. E’ bravissimo a dire e a pensare che va tutto bene, e a trovare scusa per situazioni o persone che l’hanno umiliato. Chi soffre di umiliazione alimenta la propria ferita ogni volta che si sminuisce, che si paragona agli altri sminuendosi e che si accusa per essere troppo grasso, non buono, senza volontà, un approfittatore e così via. Si umilia indossando abiti che non gli stanno bene, e sporcandoli. Fa soffrire il corpo dandogli troppo cibo da digerire e da assimilare. Si fa soffrire assumendosi responsabilità altrui, il che lo priva della sua libertà e del tempo da decidere a se stesso.
La ferita da UMILIAZIONE è in via di guarigione quando ti concedi il tempo di verificare le tue necessità prima di dire di sì agli altri. Ti fai carico di molte meno cose, ti senti più libero. Smetti di creare dei limiti per te stesso. Sei anche capace di fare domande senza sentirti uno che disturba, se non addirittura un rompiscatole.
Caratteristiche della ferita da tradimento
RISVEGLIO DELLA FERITA: fra i due e i quattro anni di età, con il genitore di sesso opposto. Violazione della fiducia o aspettative non corrisposte nella connessione amore/sessuale. Manipolazione.
MASCHERA: controllore.
CORPO: esibisce forza e potere. Nell’uomo, spalle più larghe delle anche; nella donna, anche più larghe e più forti delle spalle, petto in fuori,ventre rotondo.
SGUARDO: Intenso e seducente. Coglie tutto in un’occhiata.
VOCABOLARIO: “dissociato,hai capito?”, sono capace, lasciami fare da solo, lo sapevo, fidati di me, non mi fido di lui”.
CARATTERE: si crede molto responsabile e forte. Cerca d’essere speciale e importante. Non mantiene gli impegni presi e le promesse,oppure si sforza per mantenerli. Mente facilmente. Manipolatore,seduttore;ha molte aspettative. Sbalzi d’umore. Convinto di aver ragione,cerca di convincere l’altro. Impaziente,intollerante,comprende e agisce rapidamente. Dà ottime prestazioni per farsi notare. Commediante. Si confida con difficoltà. Non mostra la propria vulnerabilità. Scettico. Paura del disimpegno.
MASSIMA PAURA: dissociazione, separazione, rinnegamento.
ALIMENTAZIONE: buon appetito, mangia rapidamente. Aggiunge sale e spezie. E’ in grado di controllarsi quand'è occupato, ma poi perde il controllo.
POSSIBILE MALATTIE: malattie che riguardano il controllo e la perdita del controllo, agorafobia, spasmofilia, apparato digerente, malattie che finiscono con il suffisso “-ite”, herpes alla bocca.
Osservazioni che servono a mettere in evidenza le differenze comportamentali legate alla maschera.
Il controllore ha una voce forte, che si sente da lontano;
Il controllore prende molto spazio. Gli piace ballare e ne approfitta per sedurre. Soprattutto la cosa gli offre un’occasione per farsi guardare. Ciò che ne emana è un “guardatemi”;
Il controllore compra una macchina potente, che verrà notata. Puoi applicare questa caratteristica ad altre categorie di acquisti, oltre che al tuo modo di vestirti;
Il controllore si sede inclinando il busto all'indietro, con le braccia incrociate quando ascolta. Quando è lui a parlare si china in avanti, per meglio convincere il suo interlocutore;
Quando vivi la ferita da TRADIMENTO, indossi la maschera del controllore che ti fa diventare diffidente, scettico, in guardia, autoritario e intollerante,a causa delle tue aspettative. Fai di tutto per mostrare di essere una persona forte, di quelle che non si lasciano fregare facilmente, soprattutto che non si lasciano influenzare dagli altri. Questa maschera ti fa fare cose incredibili pur di evitare di perdere la tua reputazione, anche al punto di mentire. Dimentichi i tuoi bisogni, e fai quello che fa perché gli altri ti pensino affidabile, una persona nella quale possono aver fiducia. Questa maschera fa sì che tu proietti una facciata di persona sicura di sé,anche se non hai fiducia in te stesso, e rimetti spesso in discussione le tue decisioni o le tue azioni.
Il controllore è convinto di non mentire mai, di mantenere sempre la parola, e di non aver paura di nessuno. Chi soffre di tradimento alimenta questa sua ferita mentendo a se stesso, dandosi a credere cose false e non mantenendo gli impegni che ha preso con se stesso. Si punisce facendo tutto da solo, perché non ha fiducia negli altri e non delega nulla. E’ talmente intento a verificare ciò fanno gli altri, da privarsi del tempo da dedicare a se stesso.
La ferita da TRADIMENTO è in via di guarigione quando non vivi più tante emozioni nel momento in cui qualcuno o qualcosa disturba i tuoi piani. Molli la presa più facilmente. Preciso che mollare la presa significa smettere di restare aggrappati ai risultati, smettere di volere che tutto avvenga secondo i nostri piani. Non cerchi più di trovarti al centro dell’ attenzione. Quando sei molto fiero di te in seguito a una tua impresa, puoi essere a tuo agio anche senza il riconoscimento altrui.
Caratteristiche della ferita da ingiustizia
RISVEGLIO DELLA FERITA: tra i quattro e i sei anni di età, con il genitore dello stesso sesso. Dover fornire prestazioni elevante ed essere perfetto. Blocco dell’individualità
MASCHERA: rigido.
CORPO: diritto, rigido e più perfetto possibile. Ben proporzionato. Natiche rotonde, vita piccola, Stretta dagli abiti a dalla cintura. Movimenti rigidi,pelle chiara, mascella serrata, collo rigido,portamento diritto e fiero.
SGUARDO: luminoso e vivace,chiaro..
VOCABOLARIO: “nessun problema,sempre/mai,ottimo/benissimo,molto speciale,giustappunto, esattamente, sicuramente,d’accordo?”
CARATTERE: perfezionista,invidioso,taglia i ponti con il suo sentire. Incrocia spesso le braccia. Dà prestazioni che mirano alla perfezione. Troppo ottimista. Vivace, dinamico. Si giustifica molto. Ha difficoltà a chiedere aiuto. Può ridere per niente,per nascondere la sua sensibilità. Tono di voce secco e rigido. Non ammette di vivere dei problemi. Dubita delle sue scelte,si paragona con gli altri,i migliori come i peggiori. Difficoltà,in generale,nel ricevere. Trova ingiusto di ricevere meno degli altri,e ancora più ingiusto se riceve più di loro. Difficoltà nel concedersi ciò che gli fa piacere senza poi sentirsi colpevole. Non rispetta i propri limiti,chiede troppo a se stesso. Si tiene sotto controllo. Ama l’ordine. Raramente si ammala,è duro nei confronti del proprio corpo. Collerico. Freddo, ha difficoltà a mostrare il suo affetto. Gli piace avere un aspetto sexy.
MASSIMA PAURA: la freddezza.
ALIMENTAZIONE: preferisce gli alimenti salati a quelli dolci. Gli piace tutto ciò che è croccante. Si tiene sotto controllo per non ingrassare. Si giustifica e prova vergogna quando perde il controllo.
POSSIBILI MALATTIE: esaurimento nervoso professionale, anorgasmia (nella donna), eiaculazione precoce o impotenza nell'uomo. Malattie il cui nome finisce per “-ite”, come la tendinite, la borsite, l’artrite, eccetera. Torcicollo, stitichezza, emorroidi, crampi, problemi di circolazione, problemi epatici,varici, problemi di pelle, nervosismo, insonnia, disturbi della vista.
Osservazioni che servono a mettere in evidenza le differenze comportamentali legate alla maschera.
Il rigido parla in modo piuttosto meccanico e trattenuto;
Il rigido balla molto bene e ha ritmo, malgrado la rigidità delle gambe. Fa attenzione a non sbagliarsi. E’ quello che più spesso si iscrive a un corso di danza. I super rigidi sono serissimi,se ne stanno dritti e sembra quasi che contino i passi mentre danzano. Ciò che ne emana è un “guardate come ballo bene”;
Il rigido preferisce un’ automobile classica,dalle buone prestazioni,perché vuole che corrisponda a quanto ha spesso. Puoi applicare questa caratteristica ad altre categorie di acquisti, oltre che al tuo modo di vestirti;
Il rigido si sede ben dritto. Può addirittura serrare le gambe una contro l’altra, e allinearle al corpo, il che accentuerà ulteriormente la rigidità del suo portamento. Quando incrocia gambe a braccia, è per non sentire quello che accade.
Quando è attivata la ferita da INGIUSTIZIA, indossi la maschera del rigido, che fa di te una persona fredda, brusca e secca tanto nel tono quanto nei movimenti. Proprio come il tuo atteggiamento, anche il corpo si irrigidisce. Questa maschera ti fa diventare anche un gran perfezionista, e ti fa vivere tanta collere, impazienza, critica, intolleranza nei confronti di te stesso. Sei molto esigente, e non ripeti i tuoi limiti. Ogni volta che ti tieni sotto controllo, che ti trattieni o che sei duro nei confronti di te stesso, è segno che hai messo la maschera del rigido.
Il rigido adora dire a tutti quanto è giusto, come la sua vita sia senza problemi, e gli piace credere di avere tanti amici che lo amano così com'è. Chi soffre di ingiustizia alimenta questa ferita diventando troppo esigente nei propri confronti. Non rispetta i propri limiti, e si impone molto stress. E’ ingiusto con se stesso perché si critica, e ha difficoltà a vedere le proprie qualità positive e le buone cose che fa. Soffre quando vede soltanto ciò che non è stato fatto,oppure soltanto l’errore commesso. Si fa soffrire avendo difficoltà nel concedersi ciò che gli fa piacere.
La ferita da INGIUSTIZIA è in via di guarigione quando ti permetti di essere meno perfezionista, di fare errori senza entrare in collera o avere un senso di critica. Ti permetti di mostrare la tua sensibilità, di piangere davanti agli altri, senza perdere il controllo e senza paura del giudizio altrui.