giovedì 29 settembre 2016

Sogni, ricerca, teorie: perché sogniamo?


I sogni hanno affascinato i filosofi per migliaia di anni, ma solo recentemente sono stati oggetto della ricerca empirica e gli studi scientifici si sono concentrati su di essi.

Innanzitutto, la  domanda di base è: che cosa è un sogno? Un sogno può contenere qualsiasi immagine, i pensieri e le emozioni che si vivono durante il sonno. I sogni possono essere straordinariamente nitidi o molto vaghi, possono essere ricchi di immagini felici, comprendere sensazioni spaventose, essere comprensibili o poco chiari e confusi.

Perché sogniamo? A cosa servono i sogni? Sono state proposte molte teorie, in nessuna però vi è un pieno consenso. Considerando l’enorme quantità di tempo che passiamo nello stato di sogno, il fatto che i ricercatori non hanno ancora capito fino in fondo lo scopo e i meccanismi dei sogni, può sembrare sconcertante. Tuttavia, è importante considerare che la scienza e le ricerche continuano a studiare lo scopo esatto e la funzione del sonno stesso.

Alcuni ricercatori suggeriscono che sognare non serva a nulla realmente se non come funzione biologica, mentre altri credono che il sogno sia fondamentale per la mente, sia per il benessere fisico che per quello emotivo.

Ernest Hartmann, direttore dello Sleep Disorders Center di Boston insieme ad altri collaboratori ha elaborato la “Teoria Contemporanea del sogno” : i nostri cervelli creano e disfano delle connessioni neurali, in tutto questo procedimento però c’è un collegamento. In pratica un inizio e una fine; da una parte si trovano le connessioni della veglia ma via via che si prosegue lungo il procedimento, le connessioni si fanno più imprecise e le attività mentali diventano più approssimative, un esempio è il sognare ad occhi aperti. Nella parte opposta si trovano i sogni che sono guidati dall’emozione del sognatore. Quando nel sognatore c’è un’emozione precisa, i sogni sono spesso molto semplici. Le persone che hanno subito un trauma molto forte ad esempio, come fuggire da un palazzo in fiamme, spesso hanno sogni del tipo “ero sulla spiaggia e venivo risucchiato da un’onda anomala”. Il sognatore non sta sognando esattamente l’evento traumatico, ma rivive l’emozione della sopraffazione. Più il sognatore è pervaso da un’ emozione forte, più individuabile sarà il senso del suo sogno.

Ciò che accade ai sogni di colui che vive il trauma si può spiegare così:
nei primi giorni viene sognato esattamente il trauma vissuto. Con il passare del tempo si iniziano a sognare eventi diversi ma comunque traumatici ( essere risucchiati da un’onda). Nelle settimane successive i sogni fanno vivere esperienze traumatiche anche del passato oltre che quelle più recenti.
Con lo scorrere del tempo i sogni inglobano e si connettono con altro materiale (più neutro), presente nella memoria del soggetto, e non si collegano più in maniera esplicita con l’evento traumatico vissuto.
Quindi il sogno sarebbe un’interconnessione di ricordi legati ad altri, fino a rendere blanda l’azione disturbante dell’emozione. Potremmo dire che i sogni funzionano come cancellini delle esperienze vissute nella realtà!
Teoria psicoanalitica dei sogni:

Coerentemente con la prospettiva psicoanalitica , la teoria dei sogni di Sigmund Freud suggerì che i sogni erano una rappresentazione dei desideri inconsci. Secondo la visione psicoanalitica freudiana della personalità, le persone sono guidate da istinti aggressivi e sessuali che sono repressi dalla consapevolezza cosciente. Mentre questi pensieri non sono espressi consapevolmente, secondo Freud, trovano un senso nella nostra consapevolezza, tramite i sogni.

Nel suo famoso libro L’interpretazione dei sogni, Freud scrisse che i sogni sono “… adempimenti camuffati di desideri repressi.”  Egli ha anche descritto due diversi componenti di sogni: il contenuto manifesto e il contenuto latente.

Il contenuto manifesto è costituito dalle immagini reali , pensieri e contenuti presenti all’interno del sogno, mentre il contenuto latente rappresenta il significato psicologico nascosto del sogno.

La teoria di Freud ha contribuito alla popolarità dell’interpretazione dei sogni, molto in voga ancora oggi. Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che il contenuto manifesto nasconde il vero significato psicologico di un sogno.
Il modello di attivazione di sintesi del sogno è stato proposto da J.Allan Hobson e Robert McCarley nel 1977. Secondo questa teoria, i circuiti nel cervello si attivano durante il sonno REM, il che fa sì che le aree del sistema limbico coinvolto nelle emozioni, sensazioni e ricordi, tra l’amigdala e l’ ippocampo , diventi attivo. Il cervello sintetizza e interpreta questa attività interna e tenta di trovare un significato in questi segnali, traducendosi in sogni. Questo modello suggerisce che il sogno sono un’interpretazione personale di segnali generati dal cervello durante il sonno.

Anche se questa teoria suggerisce che i sogni sono il risultato di segnali generati internamente, Hobson non crede che il sogno sia privo di significato. Invece, egli sostiene che sognare è “… il nostro stato di coscienza più creativa, quella in cui dal caos degli elementi conoscitivi vengono prodotte nuove configurazioni di informazioni.  Il tempo speso per sognare non è tempo sprecato”.

Altre teorie sui sogni:

Molte altre teorie sono state proposte per spiegare la presenza e il significato dei sogni. Le seguenti teorie sono solo alcune rispetto a quelle in corso di studio e approfondimento:

una teoria suggerisce che i sogni sono il risultato del nostro cervello che cerca di interpretare gli stimoli esterni durante il sonno. Per esempio, il suono della radio può essere incorporato nel contenuto di un sogno.
la teoria per cui metaforicamente la nostra mente viene accostata a un computer: i sogni servono a fare pulizia nel disordine mentale proprio come le operazioni di pulizia dell’hard disk sul nostro pc. In pratica la mente viene ripulita per il giorno successivo.
la teoria per cui i sogni hanno la funzione di una vera e propria psicoterapia. Il sognatore può fare collegamenti tra diversi pensieri e diverse emozioni in un ambiente sicuro.

http://www.psicosocial.it/sogni-ricerca-teorie-perche-sogniamo/


lunedì 26 settembre 2016

La sindrome del lunedì mattina


Il 30% dei certificati medici di malattia viene presentato al lunedì. A leggere questi  numeri verrebbe subito da domandarsi quanti di questi riguardino malesseri reali, e quanti invece siano frutto di pigrizia, connivenza e ruberie varie.

Si può però parlare di Sindrome del lunedì mattina?
Secondo lo psicologo Alex Gardner i lunedì sono così deprimenti al punto da non farci sorridere prima delle 11:16. Portiamo con noi un antico retaggio tribale: durante i week-end socializziamo con i nostri simili e a inizio settimana ne patiamo l’interruzione. Introdurre attività socializzanti sul lavoro potrebbe essere un buon modo per risollevare il morale; via libera dunque ai pranzi con i colleghi e ad altri momenti di condivisione.

In generale, questa Sindrome può essere definita come un insieme di sintomi quali stanchezza, senso di costrizione, vertigini, inappetenza e calo dell’attenzione. Nel fine settimana possiamo dedicarci a noi stessi e ai nostri affetti; al lunedì si torna a reinvestire le energie sul lavoro, sulla scuola, sull’università.
Ci sono alcuni piccoli accorgimenti che possiamo seguire nel week-end, e che possono farci ricominciare la settimana con più energie:

1. introdurre dei momenti ludici durante il week-end. Tante volte ciò di cui necessitiamo può essere del sano riposo, ma dedicarsi completamente all’ozio può farci arrivare alla domenica sera con la sensazione di aver sprecato tempo e opportunità. Per evitare questo rischio e “rivitalizzarci” bastano anche piccoli divertimenti, come guardare un film che ci piace, andare a una mostra o prendere un caffè con un amico.

2. organizzarsi.Quant’è brutto svegliarsi il lunedì mattina e non ricordarsi che fine hanno fatto le chiavi dell’ufficio, la card universitaria, l’abbonamento della metro o il diario? prepararsi con anticipo ci evita ulteriori stress e facilita il rientro al lavoro e a scuola.

3. suddividere i compiti nell’arco del week-end. Che si tratti di un progetto da presentare, di un libro da studiare o un problema di matematica, distribuire queste incombenze ci evita di arrivare in affanno la domenica sera.

4. dormire bene. Durante il week-end abbiamo più tempo per dormire ma andare a dormire eccessivamente tardi, dormire troppo a lungo o troppo poco rischia di sballare il bioritmo e di farci ricominciare più assonnati di prima. Trovare una buona routine nei fine settimana ci farà arrivare al lunedì più freschi e rigenerati.

5. mangiar sano. Concedersi uno strappo di tanto in tanto può starci, ma fagocitare cibo spazzatura per tutto il week-end renderà difficile la digestione, aumentando senso di stanchezza e irritabilità. Piuttosto, possiamo sfruttare il tempo libero per dedicarci alla preparazione di un piatto sano, magari da condividere con i nostri cari…o andare a gustarlo da qualcuno.

6. concedersi una domenica sera rilassante. Dedicarsi alla cura di sè con un bagno caldo, la lettura di un libro o un film con la famiglia ci farà addormentare meglio.

7. svegliarsi qualche minuto prima il lunedì mattina. Può sembrare paradossale, ma anticipare un pochino la sveglia ci concede più tempo per carburare e riprendere la routine con calma. Si può cogliere l’occasione per fare colazione senza fretta e dirigersi tranquillamente al lavoro, magari facendo una piccola passeggiata se le condizioni lo permettono.

Buon lunedì!

https://psicolinee.com/2014/10/06/la-sindrome-del-lunedi-mattina/