Le
sensazioni fisiche al pari dei sentimenti si susseguono, ma ce ne accorgiamo?
Quando e come succede?
Per
i più questo processo non accade sempre e, quando accade, la singola sensazione
diviene il tutto dell'Individuo: "io sono il mal di denti". Con un
po' d'esperienza è possibile distanziare la nostra coscienza dai contenuti in
cui si identifica.
Con
l'allenamento all'ascolto del proprio corpo e di sé, si può constatare che i
pensieri e le emozioni possono andare, venire e rimanere sullo sfondo
rendendoci appieno consapevoli di questo stato mentale ed emotivo.
La
dimensione della consapevolezza fa da spartiacque nella libera gestione della
propria libertà interiore, che consente di affrontare in un modo o nell'altro
le situazioni che troviamo di fronte e che vengono imposte. La spinta
trasmutativa dell'individuo attacca certezze e relazioni, beni e progettti,
dando avvio a una nuova e diversa evoluzione esistenziale.
Ad
esempio, quando emozioni come depressione, risentimento, invidia, paura, ansia
si fanno strada, abbiamo più possibilità: ignorarle, esprimerle o dare loro
piena attenzione.
Dato
che gli spostamenti di attenzione avvengono in modo meccanico e automatico,
producendo nella mente dispersione e affollamento di pensieri, orientarli e non
lasciarsi influenzare rende possibile dare loro una "guida" entro cui
scorrere. Fermare la nostra attenzione consente di decidere dove e se orientare
la nostra volontà.
La
frenesia, il voler fare più cose insieme, allontana la consapevolezza di ciò
che sta accadendo all'interno di noi e "intorno" a noi. L'accellerato
ritmo della vita moderna rischia di diventare occasione per non ascoltare se
stessi, inseguendo all'infinito qualcosa che possa dare soddisfazione.
In
effetti, nelle tradizioni millenarie, il silenzio è stato identificato come
strumento opposto al fare, allentando il lavorio della mente.
I
pensieri possono venire ma devono anche scivolare. Il silenzio non è vuoto, ma
presenza, come il silenzio della natura.
Se
sviluppiamo pensieri, atteggiamenti, azioni che riguardono una determinata
realtà, ma in modo ordinato, quasi sequenziale, creiamo le premesse per un
agire più ordinato e per produrre risposte meno ansiose dove il rischio di non
farcela si riduce.
Ad
esempio, in situazioni in cui emozioni come depressione, risentimento, paura si
fanno strada, abbiamo le possibilità di ignorarle, esprimerle, dare loro piena
attenzione. Queste alternative sono espressione della "libera scelta"
della persona, della sua individualità e della sua capacità di assumersi delle
responsabilità, anche rispetto a stati d'animo o situazioni, non sempre
gradevoli.
Di
fronte ad un evento spiacevole, specie se doloroso, possiamo decidere se
cercare di comprendere ciò che ci sta capitando e che cosa imparare dallo
stesso, piuttosto che negarlo o attribuirne la causa ad un "destino"
avverso.
Affrontarlo
consente di divenire più saldi e capaci di contare sulle proprie forze,
riconoscendo le difficoltà situazioni fisiologiche della vita. Attraverso le
difficoltà e le crisi, viene offerta l'opportunità di mettere in evidenza
potenzialità nascoste, risorse spesso ignorate.
Scegliere
quale atteggiamento avere nei confronti delle situazioni significa
"divenire responsabili" di una "scelta personale" non
accusando né il mondo esterno né gli altri. Essere responsabili comporta aver
selezionato cosa scegliere.
La
libertà interiore non è un modo di sopportare passivamente e con rassegnazione
una certa realtà, ma può consentire di affrontare le situazioni critiche
indipendenti dal nostro volere, anche con un atteggiamento impegnato e
responsabile.
La
consapevolezza e la scelta fanno da spartiacque nella gestione della propria
libertà interiore e consentono di affrontare in un modo o nell'altro le
situazioni che troviamo di fronte o che ci vengono imposte.
Garantita
la sicurezza primaria, ci si può volgere ai bisogni più elevati fino a alla
ricerca di "senso" che si vuole dare alla propria esistenza. Il senso
può essere dato dall'individuo, in forza della sua unicità e tipicità,
attraverso le esperienze che è chiamato a vivere.
V.
Frankl, psichiatra austriaco ,sopravvissuto alla devastazione dei lager
affermava:
"Il
significato non può essere dato ma trovato, e ancor prima cercato".
In
questo spazio possono collocarsi atteggiamenti "più leggeri e
superficiali", e altri più legati alla profondità. Parlando di
"bisogni", non si può ignorare che non sono da intendersi solo quelli
primari, ovvero legati alla sopravvivenza fisica (cibo, sonno, sete), ma come
ha ben evidenziato Maslow, essendo gli stessi ordinati gerarchicamente,
appagati i primi seguono quelli di protezione (sicurezza, certezze), di
appartenenza (al gruppo, sia sociale che familiare, di rispetto, stima,
affermazione di sé, approvazione) e, da ultimo, quelli volti
all'autorealizzazione di sé.
Questa
ultima tappa ha a che fare con la capacità di manifestarsi ed esprimersi per
"quello che autenticamente l'individuo è", in totale indipendenza da
ciò che gli altri pensano o si aspettano. Nel riconoscere l'unicità
dell'individuo e la libertà responsabile delle sue scelte, non si può ignorare,
a mio avviso, un altro aspetto, sostenuto anche dalle scienze fisiche: a
partire dalla soggettiva l'Unicità, l'individuo non è una entità isolata ma
parte di una più ampia struttura, in cui tutti gli elementi risultano tra loro
interconnessi.
Questo
tipo di pensiero è da sempre stato presente nelle filosofie orientali, specie
nel buddismo, denominato (come) "originazione interdipendente",
traducibile in:
“Tutte
le cose si tengono insieme in quanto in funzione di altre, anche se non sempre
è dato a priori sapere, quali siano.”
Quest'ottica
di interconnessione globale, di web esistenziale, poggia su aspetti
apparentemente isolati ma tra loro intrecciati ed interconnessi, e che vanno a
costituire una "trama unitaria" in cui ogni cosa dipende da tutte le
altre.
La
spinta trasmutativa dell'individuo attaccando certezze, relazioni, progettti,
può farsi presupposto di una nuovo e diverso corso esistenziale, rispetto a
quello pensato o presunto.
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