mercoledì 3 agosto 2016

Perché si fa fatica a chiedere?




Chiedere è sempre stato difficile per tutti, un pò per un moto di orgoglio personale, un pò per quel senso di indipendenza che ci piacerebbe poter portare avanti in ogni caso.
Chiedere significa umiliarsi, risultare insistenti con le persone, dimostrarsi assertivi (ossia fornire la propria opinione senza trascurare l’altro, ma non farsi sottomettere da nessuno), chiedere è legittimo e rispondere è cortesia.
Sembrerebbe che chiedere sia una sorta di sottomissione e di obbligazione verso l’altro, come se si scomodasse e fosssimo in dovere di ricambiare la richiesta prima o poi.
Il film di Pier Paolo Pasolini “Che cosa sono le nuvole” del 1967 ha al suo interno un dialogo tra burattini, Otello e Jago, interpretati da Ninetto Davoli e da Totò, in cui si affronta il tema della verità.
Essa è soggettiva, dipende dal momento e dalla persona che la nomina, non può essere detenuta da nessuno, varia a seconda della relazione che si instaura tra i soggetti, è legata al fatto che ogni essere nasce e muore da solo.
Bisogna comprendere, in altre parole, che il fatto di chiedere è legato al dialogo, che si può spingere fino ad un certo punto, poichè la solitudine è diagnosi e terapia allo stesso tempo di sè, il corpo delimita lo spazio che la mente vorrebbe prevaricare ma non può farlo perchè anzitutto c’è il singolo.
Chiedere è anzitutto un dovere verso sè stessi,  più che dalle risposte il valore di una persona si misura dalle domande che si riescono a porre.
Sono diversi i motivi per cui si fa fatica a chiedere: orgoglio, mancanza di volontà di ammettere di avere un problema, vergogna, timore del rifiuto, paura del giudizio degli altri; ecco, alla base di tutto ci dev’essere la liberazione dalla dipendenza dal giudizio altrui.
Chiedere è sempre lecito, a prescindere dalla risposta che si ottiene.

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