L’esperienza
di ospedalizzazione è un’esperienza vissuta da molte persone e come per tanti,
anche per il bambino è un momento che la maggior parte delle volte causa
tensione e disagio emotivo i quali vanno ad influenzare negativamente sia il
benessere fisico che psicologico. Sono soprattutto l’ansia e la paura a farla
da padrone. Infatti essi sono gli aspetti psicologici che caratterizzano
l’esperienza dolorosa, in chirurgia pediatrica, causata in particolar modo dal
trauma tissutale dovuto all’intervento e anche dall’anestesia. L’ansia sembra
essere uno dei primi sintomi causati dal dolore e per cercare di gestire al
meglio lo stato emotivo ansiogeno del bambino sarebbe opportuno affrontarne il
trattamento. L’ansia può anche portare a vivere come dolorose delle procedure
che in realtà sono semplici o poco invasive, come punture e prelievi, e può
comportare anche avversione verso gli operatori. Insomma l’ansia risulta nociva
per il bambino poiché va a modificare proprio la sua qualità di vita, con il
rischio di inibire la risposta immunologica e farmacologica.
Per
affrontare questa situazione psico-fisiologica legata all’ospedalizzazione, un
ruolo fondamentale è assunto dall’ interazione sociale che, in questa
circostanza, sembra essere svolto soprattutto dallo staff ospedaliero. E’
indispensabile che lo staff offra al bambino e alla famiglia il giusto sostegno
e aiuto psicosociale con empatia, informazioni, coinvolgendo gli adulti e
rispettando le esigenze.
Vari
studi hanno riscontrato varie cause che portano a traumi psichici dopo gli
interventi. Una delle principali cause sembra essere l’anestesia, con effetti
post-operatori come disturbi del sonno e dell’alimentazione, difficoltà di concentrazione,
irrequietezza motoria, enuresi notturna, oppure anche con attaccamento
dipendente nei confronti dei genitori, calo di rendimento scolastico ecc.
Tra
le altre cause possiamo trovare: la carenza della figura materna, il modo in
cui vengono accolti i bambini, la mancanza di informazioni da parte dei medici
e anche dall’ atteggiamento autoritari che spesso assumono questi ultimi.
Il
momento pre-operatorio risulta essere uno dei momenti più ansiogeni in
chirurgia pediatrica: infatti si parla spesso di “ansia pre-operatoria”, ovvero
stato di tensione o disagio vissuto dal paziente circa la malattia,
l’ospedalizzazione, l’anestesia, la procedura chirurgica e ciò che non conosce,
infatti il bambino è minacciato dalla separazione dai genitori, dall’ambiente,
dalla mascherina.
Particolare
attenzione è da rivolgere ai genitori. Infatti, ad esempio, la presenza di un
genitore durante l’induzione dell’anestesia è una delle tecniche più utilizzate
per ridurre l’ansia del bambino. Ma anche per i genitori vi è un livello
d’ansia abbastanza alto che bisogna comunque tenere sotto controllo.
I
fattori che influenzano l’ansia dei genitori sono vari, come ad esempio vedere
il proprio figlio inerme, quando è alla prima esperienza chirurgica, oppure anche
essere un figlio unico ecc.
Tra
le altre cause ritroviamo, la mancanza di informazioni e le idee preconcette
sull’anestesia. Concludendo, la presenza dei familiari risulta comunque essere
essenziale, poiché permette al bambino di mantenere un equilibrio
psicoaffettivo e anche una maggiore probabilità di somatizzazione positiva.
Quindi risulta utile preparare i genitori in modo da ridurre la loro ansia e di
conseguenza la sua influenza su quella del figlio.
Tratto
da “ Rivista interdisciplinare di ricerca e intervento relazionale-terapia
familiare “, di Laura Vagnoli, Simona Caprilli.
Dott.ssa Antonia Malpede
Laureata
in Psicologia e tirocinante presso la Obiettivo Famiglia Onlus
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