Si
chiama drunkoressia, ed è una “moda” che, partendo dall’America, si è diffusa
anche in Europa e in Italia. Coinvolge soprattutto adolescenti e giovani
maggiorenni.
La
drunkoressia è una vera e propria patologia del comportamento alimentare, che
consiste nell’assoluto digiuno quotidiano, al quale si affianca la costante e
smodata assunzione di alcolici alla sera.
La
motivazione che spinge le adolescenti ad assumere tale comportamento risiede
nell’obbligo che esse percepiscono, soprattutto dai mass media, di indossare
una taglia 38, pur bevendo cocktails. Risapute, infatti, sono le elevate
calorie presenti nei drink alcolici, così come sono ben conosciute le
sensazioni di disinibizione che essi permettono di raggiungere.
Al
fine di ottenere entrambi questi risultati, ovvero una linea impeccabile (a
loro dire) e il divertimento tramite le sbronze, adottano tale tipo di
abitudine, che in alcun modo deve essere sottovalutata.
In
aggiunta è necessario sottolineare che lo “sballo” arriva molto più facilmente
dal momento che le ragazze, e in una minor quantità anche i ragazzi, non hanno
assunto cibo di alcun tipo nel corso di tutta la giornata, se non addirittura
nel corso dell’intero week-end.
Ma
cosa spinge, soprattutto le ragazzine, ad adottare tale assurdo comportamento
alimentare? Innanzitutto le copertine dei magazine, la moda, la televisione, il
cinema, che costantemente trasmettono immagini e soprattutto messaggi (la cui
correttezza lascia perplessi) in merito alla forma perfetta, alle misure
perfette, alla taglia che bisogna indossare e soprattutto a quella che non
bisogna indossare. Messaggi questi che, ascoltati da ragazzine in fase di
sviluppo, e che attraversano un periodo molto delicato della loro vita, trovano
terreno fertile, e che facilmente vengono captati e trasformati in abitudini
quotidiane.
In
aggiunta, sempre più spesso i mass media trasmettono pubblicità ed immagini in
cui l’alcol favorisce le relazioni sociali, soglie il ghiaccio e la timidezza e
facilita conoscenze che, da lucidi, sarebbe difficile instaurare. Ciò permette
anche agli adolescenti più introversi di fare nuove conoscenze ed esperienze,
senza essere vincolati dal loro carattere.
Questo
spiega anche perché la drunkoressia colpisce prevalentemente il genere
femminile che quello maschile: sono pochi i ragazzi che si lasciano influenzare
dalle pubblicità, e che di conseguenza ricercano una forma fisica asciutta e
longilinea. In poche parole i maschi non sentono il bisogno di dover
equilibrare le calorie tra cibo e
alcol.
La
drunkoressia, è infatti una variante dell’anoressia che tutti, ai giorni
nostri, conoscono.
Questa
semplice definizione permette di far comprendere quella che è la pericolosità
di tale allarmante abitudine.
Le
ragazzine infatti, vanno incontro ai danni causati sia dall’anoressia, che
dalle dosi massicce di alcol assunte. Saranno dunque affette da amenorrea
(mancanza del ciclo mestruale), osteoporosi, danni al cuore, al sangue,
all’esofago, ai reni, al fegato, e nei casi più gravi, riporteranno anche cirrosi
epatica. Un quadro clinico molto pesante, che può addirittura, in alcuni casi,
portare alla morte.
Sarà
per questo necessario fare molta attenzione ai primi campanelli di allarme che
permetteranno di evitare che la situazione si complichi ulteriormente. I primi
sintomi saranno: sbalzi d’umore, aggressività, rifiuto del cibo, drastica ed
immotivata diminuzione di peso, ed ovviamente un consumo eccessivo di alcol. Ma
anche l’ossessione per l’aspetto fisico.
Le
cure che sono disponibili per tale patologia sono quelle che sono predisposte
per la cura dell’anoressia, e dunque psicoterapia familiare, psicoterapia
individuale e/o di gruppo, rinutrizione e nei casi più complessi anche la
somministrazione di farmaci.
La
psicoterapia familiare, in particolare, svolge un ruolo molto importante per la
cura di tale patologia: comprendere le dinamiche che si realizzano all’interno
del nucleo familiare permette di capire come l’adolescente sia arrivata ad
eliminare completamente il cibo dalla propria quotidianità e a sostituirlo con
l’alcol, senza che i genitori potessero accorgersi di tale malata abitudine.
Naturalmente
per raggiungere un buon risultato, la psicoterapia deve anche essere affiancata
da una vera e propria disintossicazione da alcol.
Dott.ssa Monaco
Iolanda
Laureata in Psicologia presso l'Università G. D'Annunzio di Chieti e tirocinante presso la Obiettivo Famiglia Onlus