L’alessitimia è l’incapacità di
mentalizzare, percepire, riconoscere e descrivere verbalmente gli stati emotivi
(propri o degli altri).
E’ come una sorta di analfabetismo emozionale, cioè l’incapacità di tradurre le
proprie emozioni in parole.
L’incapacità di descrivere i propri sentimenti e di
interpretare quelli degli altri è legata a tutta una serie di caratteristiche
che si potrebbero ricondurre a unaincapacità generale di introspezione.
Nello specifico chi è alessitimico presenta:
·
Incapacità
di discriminare un’emozione dall’altra
·
Incapacità
di usare il linguaggio metaforico, con tendenza a sostituire il parlare con
l’azione fisica diretta
·
Scarsa
capacità a provare emozioni positive (gioia, felicità, amore…)
·
Ridotta
espressività facciale
·
Ridotta o
inesistente capacità onirica e immaginativa
·
Pensiero
egoistico e infantile
·
Pensiero
orientato quasi solo all’esterno, e raramente verso i propri processi
endopsichici
·
Tendenza ad
attribuire gli eventi della sua vita a cause esterne
·
In amore
tendenza a stabilire relazioni di forte dipendenza o, in mancanza di queste,
scelta ostinata della solitudine
·
Incapace di
capire, l’alessitimico vive l’emozione solo per via somatica: percepisce solo
gli effetti fisici (batticuore, nodo alla gola, mal di pancia) senza saperne
interpretare il significato (amore, ansia, paura…)
·
Molti
disturbi collegati all’alessitimia, come l’impotenza (o l’eiaculazione
precoce), la tendenza all’abuso di sostanze, l’ansia, l’ipertensione e la
dispepsia (difficoltà di digestione)
Quali possono essere la cause?
Su quali possano essere le cause non esiste
ancora una teoria concorde e univoca, e sembrerebbe che di notevole importanza
sia il tipo di
accudimento materno nei
confronti del bambino nel far acquisire a quest’ultimo la capacità di
riconoscere ed esprimere le emozioni e di modularsi con quelle materne.
Nelle famiglie dei soggetti alessitimici si riscontra
un forte
coinvolgimento emotivo unito
ad una mancanza
di regole di controllo del comportamento con una scarsa capacità di risoluzione
dei problemi.
L’alessitimia inoltre, può insorgere anche in un periodo della vita successivo all’infanzia, spesso in
conseguenza di un trauma subito, anche in età adulta. Qui l’emozione viene solitamente vissuta come una potente minaccia di un ritorno dell’episodio traumatico
stesso. In questi soggetti si nota spesso una incapacità di autoaccudirsi, di
parlare con sé stessi al fine di consolarsi e di comprendere realmente cosa
“accada dentro sé”.
Rieducare con la psicoterapia
Le persone alessitimiche hanno difficoltà a comunicare verbalmente agli altri
il proprio disagio emotivo e
non riescono ad usare le altre persone come fonti di conforto, di tranquillità,
di feedback, di aiuto nella regolazione dello stress. La scarsità della vita
immaginativa, inoltre, limita la loro possibilità di modulare l’ansia e le
altre emozioni negative, attraverso i ricordi, le fantasie, i sogni ad occhi
aperti, il gioco, ecc.
A questo scopo si potrebbero combinare alcuni interventi psicoterapeutici per una rieducazione emotiva
con tecniche
comportamentali, quali il training di rilassamento, il training
autogeno e il biofeedback, tecniche che si concentrano direttamente sulle
sensazioni corporee e aumentano allo stesso tempo la consapevolezza da parte
del paziente della relazione di queste sensazioni con gli eventi ambientali.
L’approccio terapeutico che va utilizzato per i
pazienti alessitimici si propone di elevare
le emozioni da un
livello di esperienza strettamente legata alla percezione corporea a un livello di rappresentazione concettuale in cui le emozioni possono essere
oggetto di riflessione.
http://www.davidealgeri.com/cosa-vuol-dire-essere-alessitimici.html
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