mercoledì 2 settembre 2015

COSA VUOL DIRE ESSERE ALESSITIMICI?





L’alessitimia è l’incapacità di mentalizzare, percepire, riconoscere e descrivere verbalmente gli stati emotivi (propri o degli altri).
E’ come una sorta di analfabetismo emozionale, cioè lincapacità di tradurre le proprie emozioni in parole.
L’incapacità di descrivere i propri sentimenti e di interpretare quelli degli altri è legata a tutta una serie di caratteristiche che si potrebbero ricondurre a unaincapacità generale di introspezione.
Nello specifico chi è alessitimico presenta:
·         Incapacità di discriminare un’emozione dall’altra
·         Incapacità di usare il linguaggio metaforico, con tendenza a sostituire il parlare con l’azione fisica diretta
·         Scarsa capacità a provare emozioni positive (gioia, felicità, amore…)
·         Ridotta espressività facciale
·         Ridotta o inesistente capacità onirica e immaginativa
·         Pensiero egoistico e infantile
·         Pensiero orientato quasi solo all’esterno, e raramente verso i propri processi endopsichici
·         Tendenza ad attribuire gli eventi della sua vita a cause esterne
·         In amore tendenza a stabilire relazioni di forte dipendenza o, in mancanza di queste, scelta ostinata della solitudine
·         Incapace di capire, l’alessitimico vive l’emozione solo per via somatica: percepisce solo gli effetti fisici (batticuore, nodo alla gola, mal di pancia) senza saperne interpretare il significato (amore, ansia, paura…)
·         Molti disturbi collegati all’alessitimia, come l’impotenza (o l’eiaculazione precoce), la tendenza all’abuso di sostanze, l’ansia, l’ipertensione e la dispepsia (difficoltà di digestione)

Quali possono essere la cause?
Su quali possano essere le cause non esiste ancora una teoria concorde e univoca, e sembrerebbe che di notevole importanza sia il tipo di accudimento materno nei confronti del bambino nel far acquisire a quest’ultimo la capacità di riconoscere ed esprimere le emozioni e di modularsi con quelle materne.
Nelle famiglie dei soggetti alessitimici si riscontra un forte coinvolgimento emotivo unito ad una mancanza di regole di controllo del comportamento con una scarsa capacità di risoluzione dei problemi.
L’alessitimia inoltre, può insorgere anche in un periodo della vita successivo all’infanzia, spesso in conseguenza di un trauma subito, anche in età adulta. Qui l’emozione viene solitamente vissuta come una potente minaccia di un ritorno dell’episodio traumatico stesso. In questi soggetti si nota spesso una incapacità di autoaccudirsi, di parlare con sé stessi al fine di consolarsi e di comprendere realmente cosa “accada dentro sé”.

Rieducare con la psicoterapia

Le persone alessitimiche hanno difficoltà a comunicare verbalmente agli altri il proprio disagio emotivo e non riescono ad usare le altre persone come fonti di conforto, di tranquillità, di feedback, di aiuto nella regolazione dello stress. La scarsità della vita immaginativa, inoltre, limita la loro possibilità di modulare l’ansia e le altre emozioni negative, attraverso i ricordi, le fantasie, i sogni ad occhi aperti, il gioco, ecc.
A questo scopo si potrebbero combinare alcuni interventi psicoterapeutici per una rieducazione emotiva con tecniche comportamentali, quali il training di rilassamento, il training autogeno e il biofeedback, tecniche che si concentrano direttamente sulle sensazioni corporee e aumentano allo stesso tempo la consapevolezza da parte del paziente della relazione di queste sensazioni con gli eventi ambientali.
L’approccio terapeutico che va utilizzato per i pazienti alessitimici si propone di elevare le emozioni da un livello di esperienza strettamente legata alla percezione corporea a un livello di rappresentazione concettuale in cui le emozioni possono essere oggetto di riflessione.



http://www.davidealgeri.com/cosa-vuol-dire-essere-alessitimici.html

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