Lo
strumento fondamentale per la manipolazione della realtà è la manipolazione
delle parole. Se puoi controllare il significato delle parole, puoi controllare
le persone che devono usare le parole.
Philip K. Dick
Philip K. Dick
L’amore
è una bellissima parola, essere in coppia è una fantastica avventura, ma non
tutte le avventure arrivano alla scoperta del loro personale tesoro, alcune
sono dolorosi cammini fatti di sofferenza, malessere, ferite dell’anima che poi
è difficile curare. Nella mia esperienza di terapeuta,
posso dire che sono molte le persone che arrivano, sole, a chiedere aiuto per
salvare la loro coppia e che poi scoprono che la loro coppia è il problema. Che il
malessere, che spesso il partner ha lentamente fatto scorrere sotto pelle, è
della relazione e non un “problema” dentro il singolo. Ma quando
riescono a chiedere aiuto, significa che qualcosa dentro di loro ha già
cominciato a funzionare nel verso giusto, che ancora hanno fiducia in un
possibile cambiamento e, seppure la domanda è sbagliata “Voglio essere
migliore per lui!” la risposta che è possibile costruire è giusta “Ho fiducia
in me!”. Perchè la manipolazione nella coppie specialmente a
danno delle donne, è un problema spesso presente, anche se non sempre,
fortunatamente, in forme estreme.
La
fiducia in noi stessi, che spesso cerca nell’altro una conferma, è la cartina
tornasole che ci indica il grado di salute dentro la relazione. Essere
in due deve essere simbolo di benessere e non affogarci di dubbi sul nostro
valore. Ma capita che si cerchino in coppia soluzioni e risposte a come noi ci
sentiamo nel mondo e quando siamo più fragili può accadere che, incontrando la
persona sbagliata, si diventi vittime, si permetta alla relazione di abusare di
noi, emozionalmente e poi anche fisicamente. La violenza in questi casi
acquisisce moltissimi volti, uno di questi è la manipolazione mentale-emotiva
che un membro della coppia attua perversamente sull’altro e che tecnicamente,
nella letteratura clinica, viene chiamata “gaslighting”. Una forma di
violenza psicologica che deforma la percezione e la memoria. Potentissima
perché gioca con il potere della relazione, chi agisce questa forma di violenza
è affascinante, inizialmente coinvolge la vittima in relazioni emotivamente
importanti per poi, passo dopo passo, mettere in dubbio la sanità mentale
dell’altro. Vengono messe in atto piccole bugie rese credibili, qualcosa che
viviamo con paura ci viene detto che semplicemente “No, non è accaduto.”
Questo suggerisce alla vittima di non aver valore, di non potersi
fidare delle proprie emozioni e percezioni e lentamente, disorienta, ferisce,
avvicina alla follia. La violenza di questo tipo, toglie a chi la subisce
la possibilità di muoversi, di pensare, di capire. Se non ci fidiamo
più di noi stessi, non siamo più autonomi. E da soli non possiamo che
affidarci totalmente all’altro, che invece sembra così sicuro e dice di amarci.
Tutti vogliamo essere amati, solo che esistono modi sani e altri terribilmente
pericolosi per avere la sensazione di essere in due.
Gaslighting,
da cui il nome di questo tipo di violenza, era un film del 1944, tradotto in
italiano con “Angoscia”. Il film, del regista
americano Georg Cukor mette in scena la violenza tipo. Tratto dalla pièce “Gas
Light” dello scrittore inglese Patrick Hamilton (1938), è la
storia di Paula (Ingrid Bergman)e Gregory (Charles Boyer), lei la vittima, lui
l’affascinante carnefice. Dopo un matrimonio lampo e tre mesi fantastici tutto
comincia a cambiare. Rumori, abbassamenti di luce, sparizioni di oggetti,
piccole cose spaventano la giovane moglie ma nessuno le crede quasi fino alla
follia. La donna verrà salvata infine da un attento ispettore. Questo perfetto
dramma psicologico, ci palesa come la vittima diventi complice del suo
persecutore perché non abbastanza forte da credere in se stessa, tutto
diventa dubbio e il malessere è talmente forte da rendere questo tipo
di rapporto la tortura peggiore, purtroppo terminando a volte con la morte
della vittima. Tutto diventa nebuloso, i ricordi anche belli svaniscono, il
dubbio, la paura sono i compagni di ogni giorno. Riporto uno stralcio di
conversazione tra Paula e Gregory:
“Non
ti chiedo di comprendermi.Tra di noi ci sono sempre stati quei
gioielli,come un fuoco.Un fuoco che mi consumava e che ci separava.Quei gioielli
io li ho sempre desiderati,non so perchè…Ti ricordi i nostri primi giorni
insieme?Ti ricordi?”
“Sono
arrivata a credere di averli solo sognati quei giorni.”
Quello
che si attua inizialmente è il turbamento della mente. Io
non posso credere a quello che vedo, provo, sento. Di solito il gasligher,
il persecutore, si presenta gentile, adulatore, fa sentire importanti le sue
vittime, le porta ad affidarsi a lui e comunica poi loro, quanto siano perse,
poca cosa, senza di lui. E’ un incontro di storie infelici.Dove nessuno
dei due può vivere una storia di coppia serena e la fragilità incontra
l’intimidazione, passando dall’incredulità alla depressione, alla follia come
mancanza di speranza nel miglioramento delle cose. Capita spesso che
questa violenza sottile, si manifesti nelle coppie adultere, dove
chi tradisce, indebolisce l’altro per nascondere la relazione extraconiugale
che vive. I messaggi che vengono lanciati in continuazione si insinuano fino
all’essenza della persona, minandone la possibilità di salvezza. Magari si parte
con ferite legate al fisico (“Non sei bella!”, “Sei troppo grassa,
brutta….”), si comincia, poi,a sminuire l’altro con attacchi alle sue capacità
in tutti i campi anche all’esterno, con gli altri. SI passa da critiche alla
cucina al lavoro, dalle relazioni alle piccole cose ( “Non sa fare niente”, “E’
scema!”, “Poverina!”, “Non è capace di….”, “Fa un lavoro che potrebbe fare
chiunque..”). La vittima si sente sempre più inetta e lentamente prende per
buoni gli anatemi del partner che vanno da ” Se ti lascio io non ti vorrà
nessuno”, “Non sei amabile”, “Non esisti….” ma tutti siamo
degni di amore e amabili, quando questo messaggio arriva alle nostre
orecchie e lo si reputa giusto, è il momento di allontanarsi, qualcosa sta
accadendo di pericoloso.
Una
comunicazione distorta rinforza queste relazioni, il persecutore diventa un dio
perfetto da ammirare e la vittima qualcosa in meno di una persona, si
tratta di relazioni narcistico-perverse dove il manipolatore agisce talmente
con capacità che finisce con il rendere la vittima senza alcuna difesa o
resistenza, completamente dipendente, pronta anche a morire. A nulla varranno i
tentativi di difesa durante i quali le vittime tentano, timidamente, di
proteggere la loro interezza, presto cederanno in un crollo depressivo,
lasciando al gasligher tutto il potere sulla relazione.
Ci
sono tipo diversi di persecutore, di cui il peggiore è il manipolatore
affascinante, proprio per il fascino che esercita sulla vittima. Ma abbiamo
anche il bravo ragazzo o l’intimidatore. Ma al di là delle sfumaturetutti
agiscono sulla persona che hanno davanti manipolandola, fino a farla sentire
pazza. In un articolo di agosto sul sito The Stir dal titolo “10 Signs Your Man is
Gaslighting You to Male You Seen Crary” viene, in questa direzione,
tracciata una lista di punti, dieci appunto, da tenere a mente, domande da
farsi quando si sente di star perdendo il contatto con la realtà, per capire se
stiamo vivendo una situazione di violenza di questo tipo. Una lista molto
semplice, ma diretta e utile che consiglia di non fare cose che fanno sentire
strani e non a proprio agio, come mentire per la propria coppia. L’articolo
mette in guardia, segnala come, tutte le volte che viene detto ” Sei
paranoica“, “Qualcosa non va in te!”, ” Sei troppo ormonale!”, quando
ci si trova ad avere comportamenti che non si sentono propri e che non
piacciono ( come controllare l’altro o cercare prove di qualcosa),quando si
mettono in dubbio le proprie percezioni ma si accettano quelle dell’altro per
vere anche quando non lo sembrano, fino a sentire di sbagliare anche nel
ricordare, fino a sentirsi folli, depresse, terribilmente infelici. Ecco,
se qualcosa di quanto elencato capita, è il momento di non aspettare ma chiedere
aiuto e cercare di capire quanto sia compromessa la nostra autonomia,
integrità emotiva, e cominciare a costruire una nuova forza, capace di
respingere questi attacchi e allontanarsi dal partner.
In
questi casi è sempre meglio avere, almeno inizialmente, il sostegno di un
professionista che aiuti nel recupero della perduta fiducia, che ricostruisca
il rapporto con le nostre percezioni e permetta alla vittima di uscire da
questo gioco perverso per cominciare a stare meglio. Raramente
queste relazioni possono arrivare a funzionare, troppo malate per imparare una
relazione nel benessere, anzi, se necessario, a secondo della gravità, sarà
invece il caso di attivare una seria protezione della parte fragile
della coppia anche a livello giuridico.
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