mercoledì 25 novembre 2015

L'ABUSO INFANTILE




Il termine abuso all'infanzia deriva dall'inglese "child abuse" e, comprende tutti i casi di violenza e maltrattamento che possono verificarsi sia in famiglia che fuori dalla famiglia, causando seri danni al minore.
In base alla definizione del Consiglio d'Europa (1978), possiamo considerare gli abusi sul minore gli atti e le carenze che turbano gravemente il bambino e attentano alla sua incolumità corporea, al suo sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale.
Kempe (1978) descrive il bambino maltrattato come un bambino sottoposto a ripetute violenze di varia natura e gravità, da parte di adulti legati alla vittima da naturali rapporti di fiducia e responsabilità.
Similmente per F. Montecchi (1998) si può parlare di abuso fisico o maltrattamento fisico quando "i genitori o le persone legalmente responsabili del bambino eseguono o permettono che si eseguano lesioni fisiche o mettono i bambini in condizioni di rischiarle".
Forniamo di seguito una classificazione degli abusi all'infanzia che comprende: il maltrattamento, la patologia della fornitura di cure e l'abuso sessuale, e che a loro volta si suddividono in altre sottocategorie.


·  Il maltrattamento si suddivide in:

  • maltrattamento fisico: questo tipo di violenza è facilmente individuabile dall'operatore, dato che vi sono sul corpo delle tracce visibili e concrete (ad esempio: lividi, ustioni, traumi cranici, traumi addominali, traumi scheletrici);
  • maltrattamento psicologico: arduo da identificare e da segnalare poichè non lascia segni sul corpo, ma incide in modo devastante a livello dello sviluppo fisico, emozionale, relazionale e psicologico del minore; il maltrattamento psicologico rappresenta allora una parte consistente di quel fenomeno sommerso che lascia nell'ombra la reale consistenza dell'abuso in famiglia.

·  Il problema della fornitura di cure, si suddivide in:

  • Incuria: si verifica in quei casi in cui i genitori, insensibili ai bisogni del proprio figlio, non se ne prendono cura sufficientemente, esponendolo a pericoli, malattie e negligenze di vario genere, condizionando negativamente il suo sviluppo; il bambino, nei casi di incuria, potrà ad es. essere soggetto a malattie croniche senza che venga sottoposto a cure mediche o presenta disturbi della vista, dell'udito, dei denti, senza che vengano presi adeguati provvedimenti da parte dei genitori.
  • Discuria: si manifesta quando dei genitori, pur provvedendo alle cure del proprio figlio, lo fanno in modo inadeguato, non rispettando le esigenze evolutive del bambino e fornendo cure che non corrispondono, per tempi, modi e qualità, a quelle che la particolare fase di crescita che il bambino attraversa.
  • Ipercura: consiste nel prestare cure eccessive al bambino sia nei modi che nella quantità; comprende: l’ Abuso chimico o iatrogeno - tendenza del genitore a somministrare sostanze chimiche o farmacologiche o di altro tipo, al figlio, in misura abnorme e sconsiderata nella convinzione errata e delirante che ne abbia bisogno, ad es. sonniferi, lassativi, neurolettici, diuretici o altri tipi di farmaci o di sostanze innocue quali acqua e sale, che per la quantità con cui vengono assunti dal bambino diventano nocivi o provocano avvelenamento;  la Sindrome di Munchausen per procura in cui il genitore, quasi sempre la madre, attribuisce una inesistente malattia fisica al figlio, e per questo lo sottopone a numerose visite e cure mediche giustificandole sulla base di sintomi e dati anamnestici e clinici da lei stessa inventati o provocati, la giovane età di questi bambini spesso impedisce di verificare verbalmente la malattia; la Medical shopping per procura, una sorta di versione di minor entità della sindrome precedente, il bambino viene sottoposto a continue e sistematiche visite mediche, ad analisi cliniche e controlli specialistici in assenza di un reale disturbo fisico ed è facile riscontrare in questi casi tratti ipocondriaci nel genitore che vive tutte le ingiustificate ansie e paure circa il proprio stato di salute attraverso il corpo "medicalizzato" del bambino.

·Con abuso sessuale si intende:                                                                                
"il coinvolgimento di bambini in pratiche sessuali che essi non possono interamente comprendere e verso le quali sono incapaci di dare un informato e cosciente consenso o che violano tabù sociali circa i ruoli familiari".


Questo significa che sia i bambini che gli adolescenti, intesi come soggetti immaturi e dipendenti, sono abusati sessualmente quando vengono coinvolti da adulti in attività sessuali.La violenza sessuale può essere vissuta sia tra le mura domestiche e praticata dai familiari stessi, da familiari acquisiti, da persone che vivono in casa del bambino, da parenti prossimi e/o lontani (si parla di violenza intrafamiliare) sia fuori di casa, dove gli abusi vengono compiuti da persone esterne alla famiglia (e si parla di violenza extrafamiliare), con pratiche come lo stupro, la pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei minori (pornografia, prostituzione infantile). La violenza intrafamiliare è in assoluto la più frequente e diffusa, provoca nel bambino un vero e proprio inquinamento della mente e dei pensieri, fino a comprometterne, nei casi più gravi (quelli a inizio precoce e a evoluzione cronicizzata) la salute mentale (Cottle, 1992). Ciò avviene perché è sempre associato alla violenza psicologica e nella quasi totalità dei casi evolve come degenerazione di modelli comportamentali affettivi, che giungono progressivamente a configurare situazioni di seduzione e passano dalle molestie a veri e propri gesti di violenza sessuale, nei quali il bambino resta imprigionato per la fiducia che egli attribuisce all’adulto al quale è affettivamente legato, per la soggezione che egli incute, per la consegna del segreto che accompagna queste condotte perverse.



Fonte: http://www.psicologiailfilo.it/articolo19.htm

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