giovedì 26 novembre 2015

LA SINDROME DI SAMO E IL VIRUS HIV


La sindrome di Samo è il termine con cui alcuni studiosi italiani denominano un disturbo che coinvolge l’area dell’affettività, della sessualità e della relazionalità dell’individuo che ne è colpito.
L’affezione si presenta come un  attaccamento ad un partner malato e una predilezione per i rapporti sessuali con soggetti portatori di malattie contagiose o, solitamente, affetti da patologie sessualmente trasmissibili, senza  alcuna preoccupazione per le pratiche di protezione dal rischio di contagio. Recentemente, alcuni programmi televisivi hanno messo di nuovo luce su questa patologia, intervistando persone che volontariamente cercano persone affette da patologie sessualmente trasmissibili, per lo più da HIV, cercando con esse rapporti sessuali, nella speranza di contagiarsi. L’aspetto che più colpisce, e che può a tratti sembrare assurdo, è che molti di essi non conoscono fino in fondo le conseguenze a cui il contagio da HIV può portare, hanno invece sommarie nozioni che li portano a concludere, erroneamente, che il virus da HIV sia qualcosa che si può tenere sotto controllo assumendo alcune pastiglie in maniera costante.
Probabilmente le innumerevoli morti, le campagne di prevenzione, i costi sanitari, non sono di interesse per le persone che cercano il contagio. Il loro interesse principale, a quanto dicono, è relativo alla ricerca di rapporti sessuali non protetti, senza più avere “il pensiero” di indossare il preservativo o di adottare altre forme precauzionali durante i rapporti sessuali occasionali e non.


La cosa che più spaventa è che questi individui, una volta contagiati, sono potenzialmente pericolosi per gli altri, oltre che per sé stessi. La sindrome di Samo  può essere associabile alla patofilia o nosofilia (amore per la sofferenza, malattia).  In una prospettiva psicodinamica, secondo alcuni autori, si può ipotizzare infatti che, alla base del rapporto con la persona portatrice dell’affezione contagiosa, possa esserci un forte legame affettivo e, nel caso dell’aids e delle  malattie sessualmente trasmissibili, si può osservare che il virus viene percepito, paradossalmente,  come un alleato in questa ricerca di un rapporto simbiotico con la persona affetta; l’infezione, quindi, diventerebbe,  inconsciamente, un elemento di legame per la coppia. Il preservativo, di conseguenza, simboleggia un elemento intrusivo nel rapporto e il desiderio di proteggersi rappresenterebbe una forma di tradimento all’intimo legame (Brancatella R., Curatolo A., Di Lernia T., Costi G.,(1997)).
Va anche considerato che essere contagiati volontariamente, in questo caso, significa anche controllare l’angoscia di esserlo per sbaglio.
Di recente sono nati siti e chat dove la maggior parte degli utenti si iscrive con l’obiettivo di incontrare partner sieropositivi.

Gettare luce su questo fenomeno, favorire programmi di educazione sessuale e sui rischi legati alle patologie sessualmente trasmissibili, deve essere un compito primario per le istituzioni e per gli operatori del settore.

FONTE:http://www.newspsicologia.com/2015/01/16/la-sindrome-di-samo-e-il-virus-hiv/

Nessun commento:

Posta un commento