La visione del film inizia con una donna, Eva,
interpretata da Tilda Swinton, che sta conducendo una vita molto
degradata, in una casa triste, fatiscente e disordinata. Appare come una donna
impaurita, abbandonata a se stessa e alla ricerca di un lavoro. Poi pian piano
iniziano i Flashback sulla sua vita passata, quando invece era una giovane
donna, molto curata nell’aspetto, con una carriera ben avviata, e con una
famiglia apparentemente perfetta. Ed è proprio questo il fulcro del film, in
particolare il rapporto che intercorre tra Eva e il figlio Kevin, interpretato
da Jasper Newell come
Kevin bambino e da Ezra Miller come Kevin adolescente.
Eva è una giovane e
allegra ragazza che si innamora di un uomo Franklin (l'attore J.C. Reilly),
con cui poi creerà una famiglia. Ma già alla notizia della gravidanza inizia a
trapelare la sua metamorfosi, in particolare in una scena dove si trova in uno
spogliatoio con altre donne in dolce attesa, si coglie il suo disagio nella non
accettazione del corpo che con l’evoluzione della gravidanza è in un continuo
cambiamento, è da qui che ha inizio il suo
declino. Anche subito dopo il parto Eva non riesce a sopportare il pianto
continuo del figlio, e in una scena piena di significato è presente lei che non
riuscendo a placare in alcun modo il pianto del figlio, preferisce avvicinarsi
ad un cantiere in modo tale da coprire con i rumori dei lavori il pianto del
figlio. Quello che forse viene fuori in questa prima parte potrebbe essere una depressione
post- partum: non riesce più a dormire, è sempre nervosa e irritabile, non
riesce ad instaurare un legame con il figlio, anche il suo modo di accudirlo,
sembra impacciato e distaccato, proprio a livello fisico, non trasmette alcun
calore emotivo.
Con l’evolversi della
pellicola il rapporto tra Eva e Kevin diventa sempre più problematico, trapela il
disagio che lei prova nel ricoprire il ruolo del genitore, e le
dinamiche madre-figlio diventano sempre più complicate. Kevin non parla,
non sembra essere molto reattivo agli stimoli esterni, e la mamma cerca una
causa organica a questi problemi, che ovviamente non c’è. Ben presto inizieranno
anche le reazioni avverse di Kevin nei confronti della madre, infatti in
presenza del padre il bambino sembra normale, allegro, collaborativo. Quindi vi
è un’ alternanza tra comportamenti di rifiuto nei confronti della madre e
manifestazioni di affetto nei confronti del padre.
Il film è un continuo
alternarsi tra presente e passato, e in una scena del presente Kevin si
accarezza una cicatrice, causata dalla madre accidentalmente, e con uno sguardo
gelido le ricorda che quella è stata l’unica cosa sincera che lei abbia mai
fatto nei suoi confronti.
Sullo sfondo sono anche
presenti il padre e la sorellina. Il padre dipinto come persona affabile e
buona, ma che a mio avviso rimane sempre all’oscuro di tutte le dinamiche che
accadono in casa, superficiale e disattento. La sorellina, dolce e pacata, alla
continua ricerca di attenzioni da parte di Kevin, ma che da quest’ultimo viene
trattata quasi con disprezzo, e in particolare in una scena si lascia intendere
che Kevin le abbia gettato dell’acido su un occhio, cosa che le causerà la
perdita di quest’ultimo.
Questo quadretto di
famiglia, apparentemente normale verrà poi sgretolato dalla strage commessa da
Kevin, che con arco e frecce uccide prima il padre e la sorellina, e poi alcuni
compagni del liceo. Dunque la personalità di Kevin può essere ricondotta ad un
modo di agire antisociale, non mostra sentimenti di rimorso per le
vittime, e sicuramente da bambino mostra un disturbo della condotta. Tutti
i suoi comportamenti, la sua freddezza emotiva, preannunciano la formazione di
un disturbo antisociale, di cui ancora non possiamo parlare vista la giovane
età di Kevin, che compie la strage tre giorni prima del suo sedicesimo compleanno.
Le tematiche
psicologiche che emergono da questo film sono sicuramente forti e lasciano
tanto su cui riflettere, l’importanza del rapporto tra madre e figlio
nella formazione della personalità di quest’ultimo, che forse ha inizio già
dalla gravidanza, le dinamiche di una famiglia apparentemente perfetta
che forse per superficialità, forse per incapacità si lascia travolgere dallo scorrere degli
eventi che li porterà ad un autodistruzione.
Siamo sicuri di voler
affibbiare a Kevin l’ etichetta di mostro?
Dott.ssa Spallino
Stefania Laureata in Psicologia Clinica e della salute e Tirocinante presso la
Obiettivo Famiglia Onlus
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