mercoledì 17 febbraio 2016

E ora parliamo di Kevin




La  visione del film inizia con una donna, Eva, interpretata da Tilda Swinton, che sta conducendo una vita molto degradata, in una casa triste, fatiscente e disordinata. Appare come una donna impaurita, abbandonata a se stessa e alla ricerca di un lavoro. Poi pian piano iniziano i Flashback sulla sua vita passata, quando invece era una giovane donna, molto curata nell’aspetto, con una carriera ben avviata, e con una famiglia apparentemente perfetta. Ed è proprio questo il fulcro del film, in particolare il rapporto che intercorre tra Eva e il figlio Kevin, interpretato da Jasper Newell come Kevin bambino e da Ezra Miller come Kevin adolescente.
Eva è una giovane e allegra ragazza che si innamora di un uomo Franklin (l'attore J.C. Reilly), con cui poi creerà una famiglia. Ma già alla notizia della gravidanza inizia a trapelare la sua metamorfosi, in particolare in una scena dove si trova in uno spogliatoio con altre donne in dolce attesa, si coglie il suo disagio nella non accettazione del corpo che con l’evoluzione della gravidanza è in un continuo cambiamento, è da qui  che ha inizio il suo declino. Anche subito dopo il parto Eva non riesce a sopportare il pianto continuo del figlio, e in una scena piena di significato è presente lei che non riuscendo a placare in alcun modo il pianto del figlio, preferisce avvicinarsi ad un cantiere in modo tale da coprire con i rumori dei lavori il pianto del figlio. Quello che forse viene fuori in questa prima parte potrebbe essere una depressione post- partum: non riesce più a dormire, è sempre nervosa e irritabile, non riesce ad instaurare un legame con il figlio, anche il suo modo di accudirlo, sembra impacciato e distaccato, proprio a livello fisico, non trasmette alcun calore emotivo.
Con l’evolversi della pellicola il rapporto tra Eva e Kevin diventa sempre più problematico, trapela il disagio che lei prova nel ricoprire il ruolo del genitore, e le dinamiche madre-figlio diventano sempre più complicate. Kevin non parla, non sembra essere molto reattivo agli stimoli esterni, e la mamma cerca una causa organica a questi problemi, che ovviamente non c’è. Ben presto inizieranno anche le reazioni avverse di Kevin nei confronti della madre, infatti in presenza del padre il bambino sembra normale, allegro, collaborativo. Quindi vi è un’ alternanza tra comportamenti di rifiuto nei confronti della madre e manifestazioni di affetto nei confronti del padre.
Il film è un continuo alternarsi tra presente e passato, e in una scena del presente Kevin si accarezza una cicatrice, causata dalla madre accidentalmente, e con uno sguardo gelido le ricorda che quella è stata l’unica cosa sincera che lei abbia mai fatto nei suoi confronti.
Sullo sfondo sono anche presenti il padre e la sorellina. Il padre dipinto come persona affabile e buona, ma che a mio avviso rimane sempre all’oscuro di tutte le dinamiche che accadono in casa, superficiale e disattento. La sorellina, dolce e pacata, alla continua ricerca di attenzioni da parte di Kevin, ma che da quest’ultimo viene trattata quasi con disprezzo, e in particolare in una scena si lascia intendere che Kevin le abbia gettato dell’acido su un occhio, cosa che le causerà la perdita di quest’ultimo.
Questo quadretto di famiglia, apparentemente normale verrà poi sgretolato dalla strage commessa da Kevin, che con arco e frecce uccide prima il padre e la sorellina, e poi alcuni compagni del liceo. Dunque la personalità di Kevin può essere ricondotta ad un modo di agire antisociale, non mostra sentimenti di rimorso per le vittime, e sicuramente da bambino mostra un disturbo della condotta. Tutti i suoi comportamenti, la sua freddezza emotiva, preannunciano la formazione di un disturbo antisociale, di cui ancora non possiamo parlare vista la giovane età di Kevin, che compie la strage tre giorni prima del suo sedicesimo compleanno.
Le tematiche psicologiche che emergono da questo film sono sicuramente forti e lasciano tanto su cui riflettere, l’importanza del rapporto tra madre e figlio nella formazione della personalità di quest’ultimo, che forse ha inizio già dalla gravidanza, le dinamiche di una famiglia apparentemente perfetta che forse per superficialità, forse per incapacità  si lascia travolgere dallo scorrere degli eventi che li porterà ad un autodistruzione.
Siamo sicuri di voler affibbiare a Kevin l’ etichetta di mostro?


Dott.ssa Spallino Stefania Laureata in Psicologia Clinica e della salute e Tirocinante presso la Obiettivo Famiglia Onlus

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