Spesso quando si vedono persone che nutrono poca stima verso
se stesse e che hanno, il più delle volte, un'aria da vittima stampata sul
volto, si sente loro suggerire: "Il segreto è che devi amarti di
più!" oppure, sulla stessa falsariga: "Prima di amare gli altri, è
necessario che tu ami te stesso".
Ma come si fa ad amare se stessi? Quale è la via per riuscirvi se nessuno è lì ad indicarla?
Quello che viene spesso omesso da chi
elargisce consigli di quel tipo è un passaggio indispensabile per realizzare il
desiderio di amare se stessi: il cambiare il modo di vedere se stessi.
Chi tende a giocare il ruolo della
vittima, sia che si trovi a biasimare se stesso sia che non riesca a fare a
meno di colpevolizzare qualcun'altro per i propri insuccessi e insoddisfazioni,
in verità crede di conoscersi bene ma si conosce solo parzialmente.
Vede infatti la realtà da un punto di vista il cui limite
non è nell'essere giusto o sbagliato, ma nell'essere riduttivo e soprattutto,
statico, sempre uguale a se stesso. Ogni evento è letto sempre attraverso la
stessa griglia di interpretazione, in una maniera che fa sempre sentire
sconfitti.
In un sistema di pensiero così rigido non vengono mai
contemplate ipotesi alternative, se c'è A allora c'è necessariamente B, mai C e
neppure D, c'è una chiusura totale verso una interpretazione delle esperienze che
si discosti dalla propria.
Una persona che ragiona in questi termini potrà
difficilmente arrivare ad amare se stessa, poiché il proprio sistema di
pensiero non offre alcun motivo per farlo, e in verità non consente di trovare
neppure una ragione chiara per cui si debba essere degni di ricevere amore da
parte dell'altro.
Ma come si esce da questo stato di empasse? Come si può conoscere se stessi se si possiede solo un
paio di occhiali attraverso i quali poter vedere la realtà?
Da soli è molto difficile uscirne, proprio per l'abitudine
radicata nel vedersi dei perdenti, degli sconfitti o degli abusati, e
l'abitudine è difficile che sia cambiata facilmente, dal momento che la
preferenza è invece orientata a ripetere le azioni che servono a mantenere lo
status quo.
L'aiuto di un professionista allora diventa una soluzione
utile per creare una perturbazione utile a creare un cambiamento. Con
l'aiuto della psicoterapia si va ad approfondire come si vede se stessi in
relazione agli altri, e come, ovvero attraverso quali scelte, il proprio punto
di vista si mantiene sempre uguale a se stesso.
Il professionista consente di
guardare la propria personalità dal di fuori, come se si guardasse se stessi
all'interno della scena di un film, così da comprendere quale parte si gioca
all'interno della propria vita e quanto si contribuisca a creare gli esiti che
si osservano. In poche parole, la psicoterapia aiuta la persona a riappropriarsi del proprio
potere di scelta, a non vedersi più come un topo in un
labirinto da cui non riesce ad uscire o come una farfalla con le ali bagnate.
Comprendere il come accade ciò che accade, per riappropriarsi del proprio libero arbitrio, sono
passi indispensabili per intraprendere la strada che conduce all'amore verso di
sé e verso gli altri.
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