La musica è una delle esperienze più ricercate, capace di
suggerire stati emotivi ed evocarli, capace di legarsi strettamente alla
memoria di un evento o di un periodo di vita, capace di raccontarci e talora
sostituirsi a noi nel racconto. Come riesce un brano a suggestionarci così
profondamente e ad imprimersi nelle fibre più recondite del nostro essere?
Le reazioni suscitate dalla musica, avevano in origine un preciso
significato biologico: all’ascolto della voce materna i peli del cucciolo umano
si rizzavano e lo riscaldavano. Questo ”orgasmo della pelle” attiva il sistema
deputato all’analisi delle emozioni e delle gratificazioni. Le differenti
componenti della musica, infatti, sono processate attraverso circuiti cerebrali
diversi. Sono coinvolte non solo la corteccia uditiva primaria e secondaria, ma
anche le aree del linguaggio, della memoria e del movimento. Per il nostro
cervello e per noi dunque risulta un’ esperienza olistica, che apporta benefici
al di là della semplice piacevolezza all’ascolto.
Nella scorsa decade un forte interesse verso gli effetti della
musica ha pervaso la comunità scientifica estendendosi all’ambito psicologico,
fisiologico, neuro-endocrino e immunologico.
Molti studi si sono occupati di
documentare i mutamenti dei valori del cortisolo, un ormone prodotto dalle
ghiandole surrenali, regolato nella sua produzione dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrene,
rilasciato quando l’organismo è sottoposto a stress psico-fisici (per
intenderci dall’ansia per l’esame universitario al dolore post operatorio). La
maggior parte degli studiosi conviene su un esito: all’ascolto di un brano
musicale la concentrazione di cortisolo nel plasma diminuisce (Lindblad et al
2007, Lai and li 2011).
Un’altra categoria ormonale e neurotrasmettitoriale che
all’ascolto musicale diminuisce sono le catecolamine (Mockel 1995 e Okada 2009). Le
catecolamine, adrenalina e noradrenalina, prodotte anche esse dal surrene e
nelle terminazioni del sistema nervoso simpatico e centrale, sono coinvolte
nelle risposte di attacco o fuga ( dalla reazione di allerta al sentore che sia
entrato un ladro, al terrore incontenibile nel rappresentarsi un’appetitosa
preda del leone che vi scopre i denti ).
Il rilascio del cortisolo e delle catecolamine, rappresenta l’
effetto di due bracci congiunti, quello ormonale e quello neurale, il cui scopo
è di fronteggiare le situazioni in cui è percepito un pericolo reale o
presunto. La secrezione ridotta dei suddetti ormoni comporta delle
modificazioni dei parametri fisiologici: la pressione arteriosa si riduce, il
ritmo respiratorio e cardiaco decresce, i movimenti intestinali si
stabilizzano, il senso di stanchezza si attenua e i parametri di conduttanza
cutanea rientrano nella norma. Tutti indici di un vissuto corporeo non
minacciato da rischi per la propria integrità fisica e psichica.
La liberazione di ossitocina (Nilsson
2009) da parte della neuroipofisi, si allinea agli stessi esiti positivi . L’
ossitocina detto ”ormone dell’amore” aumentando all’ascolto della musica è in
grado di condizionare la risposta para-simpatica di rilassamento, favorire la
sensazione di sicurezza e modulare la risposta sessuale (l’eccitazione,
l’orgasmo e la sazietà sessuale).
Anche il sistema
oppioide (Stefano 2004) è
coinvolto nel conferire senso di benessere. Tale sistema formato da peptidi
oppioidi esercita un’ azione simile alla morfina interagendo con recettori
specifici (μ,δ,k) presenti sulle membrane cellulari. Il primo
neurotrasmettitore di questo sistema ad essere indagato fu la β-endorfina
(McKinney 1997). Le endorfine sono quelle sostanze rilasciate durante
prolungati sforzi fisici che assolvono funzioni analgesiche e di mediazione
immunitaria. Sono capaci di alterare gli stati emotivi e provocare senso di
piacevolezza tipico dell’euforia e dell’orgasmo. Esse sembrano inoltre
coinvolte nel formicolio e i brividi associate all’esperienza dell’ascolto.
Pertanto, è possibile concludere che la musica è in grado di
condizionare il crocevia di segnali tra cervello e corpo, influendo sull’asse
ipotalamo-ipofisi-organi bersaglio ** e su disparati sistemi neurali.
L’allentamento delle tensioni, l’attenuazione del dolore , la distensione
muscolare, il senso di sicurezza, la riduzione dell’ansia, il miglioramento
dell’umore non sono generati semplicemente dalla natura sublime di un brano.
Non è la mera corrispondenza col nostro senso estetico a rendere piacevole una
melodia, ma siamo dotati di strutture che ci predispongono a provare su più
piani un coinvolgimento imprescindibile dalla nostra stessa natura.
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