Il
tradimento rappresenta una delle esperienze più dolorose, nella vita a due,
poiché mette in discussione dignità, rispetto, lealtà nella relazione con
l’altro. Si può superarlo?
Il
tradimento è una delle esperienze più dolorose che si possono vivere in una
relazione, ma anche se stravolge la percezione di sé, del partner, e della
coppia, statistiche piuttosto recenti, (2010), rivelano che la maggior parte
dei tradimenti, anche se scoperti, non portano alla rottura della relazione a
causa del valore intrinseco, costituito dalla istituzione familiare in sé e dal
fatto che la colpa non è mai tutta solo da una parte.
Se
ciò può risultare confortante, dall'altro canto, si renderebbe necessaria una
profonda e reciproca chiarificazione di che cosa abbia innescato questo evento,
attraverso un reciproco chiarimento, anche se doloroso.
Quando
una coppia accusa dei malesseri, prima ancora che questi vengano agiti, vi è
sempre una "corresponsabilità", e nessuno dei due , può sentirsi solo
"vittima" o solo "aguzzino".
La confessione di un
tradimento come messaggio di disagio
Il
processo del tradimento comporta destabilizzazione nella coppia, e spesso
percezione dell'altro come se fosse un estraneo, uno sconosciuto, un traditore,
come una pugnalata inattesa e non sospetta.
Tradire
mette a rischio le basi di una relazione soddisfacente: fiducia, sicurezza,
stima, lealtà, progetti comuni, ed espone il legame al timore di nuove
ricadute, con compromissione della stabilità della stessa. In altri contesti,
questa esperienza, può divenire occasione per riflessioni individuali, e
reciproche, divenendo presupposto di chiarimenti per proseguire il cammino su
basi diverse. Rendere esplicito un tradimento o fare in modo che divenga noto
all'altro, è molto simile ad inviare "un messaggio di disagio" al
pari degli adolescenti, quando lasciano il loro diario ben in vista ai
genitori! Ma questo significa che ogni coppia è esposta al rischio di
tradimento?
Il rischio del tradimento
Non
escludo possano esserci coppie predisposte, ma ritengo che, nella scelta del
partner, ognuno di noi sia esposto a dei meccanismi psicologici, che il primis,
risulta difficile capire. Tali aspetti, di solito, sono molto meno presenti, in
successive unioni, se il soggetto è stato sufficientemente onesto con sé, da
comprendere le motivazioni del precedente insuccesso, anziché seguire la
strategia del chiodo schiaccia chiodo.
Nel
precisare questo, non faccio riferimento né a flirt, né a storie di breve durata
ed intensità, ma a situazione dove ciascuno dei due arriva a maturare e
condividere un progetto di vita comune con qualcuno di diverso dal partner.
Disfunzionalità nella
costituzione della coppia
Quando
l'innamoramento finisce (e gli studi parlano di un tempo massimo entro i primi
due anni) quando si progetta una vita insieme per sottrarsi ai conflitti
familiari, piuttosto che continuare a restare perennemente attaccati al cordone
ombelicale, con tanto di vacanze condivise, pranzi domenicali prefissati e
quant'altro, qualche problema sorgerà inevitabilmente!
In
più altra situazione pericolosa è quella generata dallo stereotipo mentale che
il "giorno del matrimonio" si identifichi con il matrimonio,
ritenendo di essere arrivati a quanto si desiderava, anziché considerare il
giorno delle nozze, un giorno di festa.
Al
risveglio dal "fiabesco torpore" la realtà risulta diversa:
deludente, noiosa, insignificante, poiché distorte erano le aspettative
originarie.
Se,
le parti coinvolte sono portatrici di valori comuni, di sufficiente flessibilità
mentale, di interessi da condividere, di voglia di "crescere insieme"
nel rispetto delle caratteristiche e dei tempi di ognuno, credo si possa
approdare a qualcosa di gratificante, e volutamente conquistato.
Nella
scelta del partner, spesso , noi non vediamo, o meglio non vogliamo vedere la
realtà, immersi nell'idealizzazione dell'altro.
L'idealizzazione,
cede poi il passo all'identificazione, ovvero al "voler vedere"
l'altro come simile a noi. In questa logica si collocano affermazioni-tipo:
" lo cambierò". Altra illusione!
Fra
i rischi più comuni di quando il legame si crea ci sono quelli di creare
personali economie emotive malsane. Pensare di staccarsi dalla famiglia di
origine; rientrare negli standard sociali, fruire di una miglior posizione
economica; realizzare una famiglia propria; credere che il partner assolva a
pregresse funzioni genitoriali offrendo protezione e rassicurazione costanti,
sono fra le più pericolose.
Finita
la fase dell'innamoramento difficoltà a chiedere aiuto, ad esprimere i propri
sentimenti, insoddisfazioni negate, aspetti narcisistici che richiedono
conferme di essere piacenti e di aver successo, può condurre alla ricerca di
partner sempre diversi, per colmare la vulnerabilità e la fragilità
individuale, che si interfaccia con un'amata che si nutre di fantasie e sogni
che non troveranno corrispondenza nella realtà.
In
questo stato d'immaturità affettiva, in assenza di un ascolto di sé, il
tradimento, dapprima ammiccante ed adrenalinico, va ad intaccare il patto di fiducia
e fedeltà originario, presupposto della stabilità e continuità della coppia.
Cosa succede in chi
tradisce?
Chi
tradisce cerca di fuggire dal legame costituito, anche perché gli risulta
faticoso avere un rapporto intimo, esclusivo con una persona. Spesso non viene
fatta menzione al partner dell' insoddisfazione relazionale, schermandosi
dietro una facciata di stabilità e coerenza.
L'evento
dirompente insito nel tradimento, mette a nudo le carenze comunicative
all'interno della coppia, cui può seguire distacco ed allontanamento, sul piano
cognitivo, emotivo, sensoriale.
Il
disagio che aleggia all'interno della coppia, anche se silente, può sfociare o
nella passiva accettazione dell'altro, pur di non restare soli; piuttosto che
ricercare qualcun'altro che lenisca la delusione e il vuoto. In alcuni casi,
l'effetto è così destabilizzante, che l'unione si spezza in modo irreversibile.
Altri invece, attraverso un sofferto percorso, anche con eventuale aiuto
psicologico, riescono a "ripartire", pur nella consapevolezza che
quanto accaduto, lascia una profonda ferita.
Ne
derivano le incapacità di prendersi responsabilità, operare scelte impegnative
e vincolanti, sia lavorative che familiari.
Dalla crisi si può uscire
La
crisi di coppia, a seguito di un tradimento, può divenire occasione per un
confronto e per costituire la relazione su nuove e diverse basi, rispondenti a
bisogni nuovi per entrambi.
Quando
non è il timore della solitudine e della riorganizzazione della vita, ma sono i
sentimenti di ognuno e l' interesse, si può pensare se questi presupposti
possono divenire prodromici di un "nuovo inizio".
Lasciare
conflitti irrisolti, negarli, nascondere segreti, che poi verranno alla luce, è
quanto di peggio, in quanto apporta malessere, insoddisfazione, distanza
emotiva e fisica, sottraendo vitalità e opportunità di aiuto. Prediligere
costanti presenze familiari, piuttosto che amicali, spesso è un modo per
limitare le occasioni di "rimanere soli".
Necessita
flessibilità, fermezza, comprensione reciproca per "rivedere e
ridiscutere" quanto considerato "scontato". Dare per scontato
quanto mai chiaramente comunicato, è una trappola della mente, un terribile
nemico che espone alla corrosione del rapporto, e alla sua possibile
disgregazione.
Nuovi
incontri sociali, cambiamenti esterni, sede di lavoro, di abitazione, lutti,
nascite, malattie, sono fattori precipitanti, che portano a modificazioni
nell'equilibrio della coppia e che non possono essere ignorate, in quanto parte
della vita.
L'eventuale percorso
psicologico della coppia
L'intervento
psicologico, laddove accettato e richiesto da entrambi, mira a comprendere le
modalità comunicative tra i partner, l'intimità emotiva e fisica esistente e
pregressa, la capacità di gestire i conflitti, svelare aspettative desiderate
ma mai dichiarate, le modalità di ognuno a far fronte agli eventi critici, a
riportare alla mente ricordi comuni di vita, ricostruendo la loro storia
affettiva, per apportare chiarezza, sciogliere nodi.
Obbiettivo
non è necessariamente ed esclusivamente la riconciliazione, ma almeno la
possibilità di un confronto onesto e schietto, che non lasci sospesi e
consenta, un processo trasformativo e maturativo, in cui anche l'amarezza, la
delusione, il dolore prendano "senso" e "significato".
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